Trovare un punto d'incontro. Non sarà affatto facile, ma bisognerà riuscirci. La Formula 1 sta cercando di costruirsi un calendario e un futuro guardando oltre...
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Mosley, avendo frequentato la F1 fin dagli anni Settanta ed essendo stato tra i fondatori della March, factory che costruiva vettura di F1, F2, F3, sapeva bene che uno dei problemi maggiori per il motorsport era rappresentato dai grandi costruttori, i quali hanno il merito di dare pregio alle serie in cui si cimentano, ma il difetto di alzare l'asticella dei costi finché non decidono di ritirarsi, lasciando le squadre "normali" nella più totale crisi. Purtroppo, negli ultimi 20-25 anni si sono persi per strada tantissimi team che rappresentavano l'ossatura della F1, tanto che oggi abbiamo appena 20 monoposto sugli schieramenti di partenza.
Ferrari e Mercedes superano i 400 milioni di investimenti a stagione, Red Bull è poco dietro, poi c'è un grande divario con gli altri sette team capeggiati da Renault. Per anni i grandi della F1 si sono tappati gli occhi e le orecchie davanti al problema (non loro) dei costi, ma adesso grazie al lavoro di Liberty Media che da almeno due stagioni sta spingendo forte sul budget cap e davanti al dramma del Coronavirus che sta tagliando le gambe anche alle grandi squadre, risvegliandole dal loro torpore, l'introduzione del limite di budget pare cosa fatta. Resta da decidere quale sarà il limite da non superare. La cifra iniziale proposta era di 175 milioni di dollari, che aveva trovato d'accordo Ferrari, Mercedes e Red Bull. Ma i piccoli hanno spinto ancora di più sull'acceleratore chiedendo di abbassare il tetto a 100 milioni di dollari. Probabile che si trovi un punto di incontro a quota 145 milioni, cifra che può essere sopportabile per Racing Point, Haas eccetera, e che porta a un risparmio di 300 milioni ai top team. Non male proprio. Anche se in questi giorni è scoppiata la polemica tra McLaren e Ferrari, con quest'ultima che non sarebbe in linea con tale proposta.
L'auspicio è quello di poter salvare le attuali squadre in difficoltà, come la Williams, e magari di convincere qualche nuova entità ad entrare in F1 come undicesimo o dodicesimo costruttore. Non solo, investimenti più vicini tra tutte le squadre potrebbero anche permettere un miglior bilanciamento per quanto riguarda le prestazioni in pista. Dopo, la differenza nei risultati non la farà più il portafoglio, ma la capacità dei progettisti nel costruire una vettura competitiva e la capacità di gestione della squadra da parte del management. Non ci saranno più scuse. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero