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Lewis Hamilton e Max Verstappen sono due maestri nella guida corpo a corpo, sia in attacco che in difesa. Non lo scopriamo adesso, ma ad Interlagos ci hanno regalato altro materiale da replay, roba da ricordare comunque finisca questo Mondiale di Formula 1. E di cui discutere. Il britannico cacciatore, l'olandese preda, costretto ad arrendersi al giro 59. Bella la manovra di Hamilton, che ha coronato un incredibile inseguimento cominciato già sabato, dall'ultima casella al via della Qualifying Sprint; ma ad accendere è stata soprattutto la resistenza di Verstappen nel precedente tentativo di sorpasso al giro 48, sempre in curva 3. L'alfiere Red Bull ha allungato la staccata all'interno, con entrambe le vetture andate oltre il cordolo. I commissari hanno scelto di non investigare, dividendo le opinioni.
Toto Wolff, team principal Mercedes, ovviamente non ha apprezzato.
Va pure ricordato che, una tornata prima del sorpasso completato da Hamilton, Verstappen aveva compiuto un doppio cambio di direzione sulla Reta Oposta per togliere la scia alla Mercedes, fortissima in rettilineo. Su questo i commissari non hanno lasciato correre, esponendogli la bandiera bianco-nera di avvertimento. Insomma, Max le ha davvero tentate tutte per conservare la testa: se il limite non l'ha superato, come affermato da Wolff, se non altro ci è andato vicino. "Sono contento che ci abbiano lasciato gareggiare", ha poi commentato il leader della classifica. "Mi piace vincere, ma anche battagliare". A scagionarlo, in verità, è stato proprio Hamilton: "È stato divertente, è così che dovrebbe essere la lotta per un titolo mondiale", ha sottolineato il campione in carica, forse con l'animo rilassato dall'aver prevalso. Comunque, sul quasi-contatto del giro 48, non ha avuto granché da ridire: "Credo che inizialmente io fossi davanti, ma lui ha resistito e siamo andati entrambi larghi. Io ho dovuto evitarlo, ma non ci ho dato troppo peso. È una lotta dura e non mi aspettavo niente di meno: non ci siamo toccati, ed è positivo".
Sono ancora nella memoria, del resto, i due crash di Silverstone e Monza, che hanno lasciato alle spalle una coda velenosa, alimentata dalle rispettive squadre che da mesi non si risparmiano colpi bassi. Ma almeno questa volta è stato semplice sport, per i diretti protagonisti al volante. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero