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L’Eni conta di produrre 6 milioni di tonnellate all’anno di biocarburanti entro dieci anni, ma in Italia si consumano ogni anno 7 milioni di tonnellate di benzina per le auto, 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel e 4,5 milioni di tonnellate per il cherosene dei jet. Sta tutta in questi numeri la difficoltà di usare i biocarburanti per «salvare» il comparto italiano dei motori endotermici e il parco auto a benzina e diesel del paese. Esponenti del governo e del mondo industriale italiano sostengono che i biocombustibili potrebbero permettere di tagliare le emissioni di gas serra di auto e camion, mantenendo l’attuale parco di veicoli a benzina e diesel. I biocarburanti servirebbero ad accompagnare la transizione verso l’auto elettrica, che tutti ritengono giusta ed inevitabile: i veicoli a combustione interna potrebbero continuare a circolare senza emissioni nette di CO2, dando più tempo alle aziende per riconvertirsi all’elettrico e ai consumatori per sostituire le vecchie auto.
L’ Italia è molto avanti nella ricerca e nella produzione di biocarburanti, grazie alla ricerca e agli investimenti dell’Eni.
Il business è estremamente promettente per il settore dell’aviazione, dove l’elettrificazione è impossibile, e l’unico sistema per decarbonizzare i jet sono i biocarburanti. L’ Italia consuma circa 4,5 milioni di tonnellate all’anno di cherosene avio. I 6 milioni di tonnellate all’anno che Eni intende produrre entro dieci anni avrebbero quindi un mercato naturale. Molto più difficile sarebbe coprire con i carburanti verdi il settore dell’automotive. L’ Italia, secondo i dati del 2021 del Ministero delle Imprese, consuma 7 milioni di tonnellate di benzina all’anno per le auto e 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel. Non a caso, interpellato qualche mese fa sulla proposta europea di stop ai motori endotermici al 2035, l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, non si era mostrato preoccupato: «Per i biocarburanti ci sono l’aviazione e il marittimo. Anche senza l’auto, il mercato c’è».
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