Il capolavoro del Made in Italy. La vittoria a Monza porta sugli scudi l' AlphaTauri, ex Minardi e Toro Rosso, di Faenza

Il simbolo della Scuderia Alpha Tauri
Ex Minardi, ex Toro Rosso, ora AlphaTauri. Ma lo spirito è sempre lo stesso, quello della terra dei motori, dell’Emilia Romagna, creativo, combattivo, molto italiano...

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Ex Minardi, ex Toro Rosso, ora AlphaTauri. Ma lo spirito è sempre lo stesso, quello della terra dei motori, dell’Emilia Romagna, creativo, combattivo, molto italiano anche se ora la squadra di Faenza, fondata nel 1979 da Giancarlo Minardi, è di proprietà austriaca ed è cugina stretta della Red Bull. È sempre stata una fucina di campioni. Basti pensare che nel corso degli anni, fra i tanti nomi che hanno debuttato in F1 con questo team ci sono anche quelli di Alonso, Vettel e Verstappen. La storia si è ripetuta ieri con il 24enne Pierre Gasly, francese di Rouen nell’Alta Normandia, città nelle cui vicinanze si trova anche un famoso circuito. Debutto a 10 anni nei kart, poi tutta la trafila nelle categorie minori, sino a diventare campione della GP2 (ora F2) nel 2016 per esordire in F1 con la Toro Rosso a stagione in corso nel 2017 sostituendo Kvyat dal GP della Malesia.


Un percorso ad ostacoli sinora il suo perché, giovane e ancora inesperto, le sue prestazioni subivano alti e bassi. Ed Helmuth Marko, plenipotenziario delle due squadre “parenti” lo sposta da un team all’altro. Lo manda alla Red Bull nel 2019 per poi scambiarlo con il thailandese Albon a partire dal Gp del Belgio. Gasly non si deprime e in Brasile si piazza secondo alle spalle di Max Verstappen, al termine di una gara rocambolesca come quella di ieri a Monza. E diventa il primo francese a trionfare in F1 25 anni dopo Olivier Panis che si impose a Montecarlo nel 1996. Gasly che vive a Milano, è fidanzato con una splendida ragazza, Caterina Masetti Zannini, parla benissimo italiano e nella nostra lingua si esprime per raccontare la sua gara: «È incredibile, ancora non mi rendo conto di cosa sia accaduto. È stata una corsa folle e alla fine siamo riusciti a sfruttare al massimo l’interruzione con la bandiera rossa». Un successo quello di Pierre che rappresenta anche una rivincita o forse una rinascita: «Ho attraversato così tante emozioni - racconta - in soli 18 mesi che sono stupito io stesso per quanto mi è capitato. Ora è arrivata la mia prima vittoria in Formula 1. A Monza. Fatico a rendermene conto».

Il francese ha ringraziato più volte la squadra: «Non ho parole - conclude -, questo team ha fatto tantissimo per me. Grazie a loro sono riuscito a conquistare il mio primo podio in Formula 1 e adesso sono riusciti a darmi una vettura per ottenere la prima vittoria. È semplicemente pazzesco. So che un francese non vinceva in Formula 1 dal 1996 e quando sono arrivato in questa categoria mi sono sempre detto che era una statistica che avrei voluto cambiare. Di sicuro non pensavo di riuscirci così presto e con l’AlphaTauri». Il nome AlphaTauri deriva da quello di una stella della costellazione del Toro, che è di una colorazione che tende al Rosso. Il team principal è l’austriaco Franz Tost, ex pilota e grande amico di Gerhard Berger che era stato anche azionista della squadra e lo aveva portato a dirigerla. Al suo fianco il direttore tecnico Jody Egginton e il team manager Graham Watson.


Sono inglesi ma tutte le squadre attingono degli specialisti dal Paese che dispone del più grande bacino di esperti nel settore dello sport automobilistico. La presenza italiana comunque è massiccia e la sede di Faenza dispone di tutte le attrezzature necessarie per progettare e costruire le monoposto, anche se il budget a disposizione non è certamente quello dei top team. C’è sicuramente uno scambio di informazioni con la Red Bull, però la proprietà intellettuale delle vetture è di una squadra con licenza italiana. Non siamo di sicuro in una situazione simile a quella che si è verificata fra Racing Point e Mercedes. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero