FRANCOFORTE - Nella pianificazione prodotto di Hyundai Italia il lancio della Genesis Coupé è programmato in data «da definire». Dopo averla provata sulle strade (e autostrade...
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Decidono i cambi. Scherzi a parte (è chiaro che la tempistica del lancio in Italia ha tutt'altre motivazioni), la Genesis è una vettura che può piacere agli amanti delle coupé prestazionali ma non estreme. D'altro canto, il nostro giudizio è senz'altro influenzato dal fatto che abbiamo avuto modo di provare l'auto equipaggiata con il cambio automatico a 8 marce (gestibile manualmente anche tramite i paddle al volante) tarato secondo le abitudini e i gusti della clientela americana, che peraltro sono i primi destinatari della Genesis. Probabilmente con il manuale e 6 marce, certamente più adatto alla guida nervosa che gli automobilisti europei (e le loro strade) richiedono alle auto di questo tipo, l'impressione sarebbe stata diversa. Anche i due motori disponibili, certamente non destinati a entrare nel Guinness dei primati quanto a consumi ed emissioni, non sembrano studiati per il nostro mercato per la mancanza di un diesel ad alte prestazioni.
Sportività. Detto questo, il 4 cilindri 2.0 e ancor più il V6 3.8 garantiscono senza dubbio prestazioni da vere sportive, come testimoniano la potenza - 275 e 347 cv rispettivamente - la velocità massima - 236 e 260 km all'ora - e l'accelerazione 0-100 che, soprattutto nel caso del V6, vanta tempi di tutto rispetto: 6,1 secondi col cambio meccanico che diventano 5,9 con l'automatico. Detto questo, una volta presa confidenza con i tempi di risposta del cambio, la più sportiva della gamma Hyundai fa appieno il suo dovere, che è quello di divertire gli appassionati della guida in assoluta sicurezza. E quando al volante c'è qualcuno che ci sa fare davvero, è anche possibile disattivare progressivamente, tramite un interruttore a due stadi, i controlli di stabilità e di trazione. Ma in questo caso, lo ripetiamo, bisogna essere più che sicuri delle proprie doti di pilota.
Comodità. Nonostante l'impostazione sportiva dell'abitacolo e la linea filante e slanciata della carrozzeria (tra l'altro caratterizzata da un look molto pulito e a nostro avviso assai gradevole), il comfort a bordo è esemplare grazie ai due sedili comodi e ben sagomati, e neppure abbandonare il posto di guida - operazione sempre delicata sulle auto così basse soprattutto per chi non è più giovanissimo - si rivela particolarmente difficile. Più che sufficiente - tenendo conto che siamo su una classica 2+2 - anche la fruibilità dei posti posteriori, sia a livello di accessibilità sia come comfort di marcia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero