Harley-Davidson, la concessionaria di Bologna vince in Italia il titolo Battle of the Kings 2018

Gabriele Funi, titolare della concessionaria H-D Bologna, con l'esemplare vincente realizzato su base Softail Street Bob, chiamato Farm Machine
ROMA - Il titolo italiano 2018 di Battle of the Kings, il più grande concorso di customizzazione promosso da Harley-Davidson, è andato ad H-D Bologna. La...

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ROMA - Il titolo italiano 2018 di Battle of the Kings, il più grande concorso di customizzazione promosso da Harley-Davidson, è andato ad H-D Bologna. La proclamazione del Custom King vincitore e della moto regina è avvenuta nel corso della conferenza stampa tenutasi al MotoDays, salone delle moto in programma a Roma fino a domenica 9 marzo. A vincere è stato un esemplare realizzato su base Softail Street Bob, chiamato Farm Machine.


Una giuria di esperti del settore e specialisti dell’informazione, che hanno valutato le 12 finaliste precedentemente votate dal pubblico fra tutte le special partecipanti al concorso, ne hanno decretato il successo. Ma questo risultato non rappresenta un punto d'arrivo, ma piuttosto un nuovo punto di partenza. Infatti il regolamento del concorso Battle of the Kings prevede che la moto realizzata da H-D Bologna entri ora in finale e si sfidi direttamente con le moto che hanno primeggiato negli altri Paesi partecipanti. La sfida globale si svolgerà il prossimo mese di novembre in occasione del Salone EICMA 2018 a Milano.

«C’è molto della mia storia personale e della storia della mia famiglia in questa special» spiega Gabriele Funi, titolare della concessionaria H-D Bologna, che ha ritirato il premio. «Abbiamo voluto fare una moto dedicata alla terra, al patrimonio rurale della nostra regione, per valorizzare una tradizione preziosa. Vengo da una famiglia che dal 1920 conduce un’azienda agricola e molti degli elementi della moto riconducono a questa esperienza. Ad esempio, il logo sul serbatoio, che si rifà al marchio di una celebre marca di trattori che andavano per la maggiore negli anni ’60. Per non dire della vernice arrugginita, che ricorda proprio quei trattori che tutti noi almeno una volta nella vita abbiamo visto; o le ruote, che sono l’elemento che ci ha fatto venire l’idea e attorno al quale abbiamo cercato di concretizzare il tutto. E aggiungo solo il fatto che io stesso sono perito agrario…». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero