Hamilton e il rumore dei nemici: «Stanno cercando di fermarmi, ma continuerò a lottare». Ma la FIA non ci sta

Nella foto, Lewis Hamilton
"Il rumore dei nemici", ebbe a dire un tempo Josè Mourinho quando allenava l'Inter. Una frase rimasta scolpita nel mondo dello sport e che stava a significare...

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"Il rumore dei nemici", ebbe a dire un tempo Josè Mourinho quando allenava l'Inter. Una frase rimasta scolpita nel mondo dello sport e che stava a significare come la sua squadra fosse attaccata da chissà quali forze esterne. Più o meno è quello che ha iniziato a pensare Lewis Hamilton. Domenica, a Sochi, la direzione gara gli ha comminato una doppia penalità, 5"+5", per una infrazione alquanto sciocca e che pare incredibile essere stata commessa dall'uomo dei record. "Stanno cercando di fermarmi", ha sostenuto a caldo Hamilton, ed ecco entrare in gioco "il rumore dei nemici". La penalità che Michael Masi gli ha inflitto è stata motivata dalla posizione non permessa in cui ha effettuato le prove di partenza durante i giri pre griglia, posizione ritenuta pericolosa, ben oltre la corsia box, praticamente in pista. "Credo che ogni volta che un team sia davanti si ritrova sotto osservazione. Tutto sulla nostra macchina viene controllato e ricontrollato, stanno cambiando le regole come quella sui motori (si riferisce alla mappatura unica, ndr), un sacco di cose per rendere le gare più eccitanti", ha affermato Hamilton. "Ma va bene così, ho già affrontato delle avversità. Andremo avanti a testa bassa e continueremo a lottare, cercando di fare un lavoro ancora migliore".


Le parole di Hamilton non lasciano dubbi e fa intendere che la FIA voglia ostacolare lui, e la sua squadra, per creare più competizione in pista. Michael Masi, direttore di gara, ha però voluto spazzare via ogni accusa: "Se Lewis vuole discutere di qualcosa, come ho detto più volte a tutti i piloti, la porta è sempre aperta. Ma dalla nostra prospettiva, noi siamo il legislatore sportivo, i commissari giudicano con la loro indipendenza. Se c'è un'infrazione non importa che sia Lewis Hamilton o uno degli altri 19, le violazioni sono valutate nel merito". Ma Hamilton ha rincarato: "Penso che nessuno abbia avuto delle penalità di 5 secondi per qualcosa di tanto ridicolo. Non ho messo nessuno a rischio, l'ho fatto milioni di volte in passato e nessuno ha questionato", ha insistito Hamilton. Anche su questo aspetto Masi ha chiarito: "La zona per le prove di partenza dipende dal circuito ed è illustrata nelle note alla vigilia. Negli altri eventi Lewis ha sempre rispettato le richieste, così come il resto dei piloti. Scegliamo l'area per la sicurezza e perché tutti possano vedere quel che accade". E poi, va aggiunto, la Federazione è decisamente venuta incontro all'inglese, restituendogli dopo qualche ora i 2 punti sulla patente che inizialmente gli erano stati tolti. La sanzione si è convertita in una multa di 25 mila euro per la Mercedes, con il muretto ritenuto responsabile di aver fornito le indicazioni errate. "Il pilota della macchina numero 44 ha ricevuto un'istruzione di effettuare le prove di partenza nella zona sbagliata, si legge nella rettifica. Gli stewards lo confermano dopo aver ascoltato l'audio fra team e pilota".


Il rischio era alto, perché rimediando altri 2 punti di penalità in uno dei prossimi quattro GP (Eifel, Portogallo, Emilia Romagna e Turchia) per Lewis sarebbe scattata l'esclusione automatica dall'evento successivo: accade accumulando 12 punti in 12 mesi. Solo dopo la tappa di Istanbul decadranno i 2 punti rimediati nel 2019 in Brasile per il contatto con Alex Albon, ripulendo un po' la fedina. Valtteri Bottas, vincitore a Sochi, avrebbe avuto un'occasione incredibile per riaprire i giochi iridati con Hamilton bloccato. Per adesso, invece, è soltanto stata rinviata la 91esima vittoria di Hamilton, quella con cui raggiungerà Michael Schumacher in cima alla classifica di tutti i tempi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero