MONZA - Finalmente un italiano al via del Gran Premio d’Italia. Non accadeva da tanto tempo, precisamente dal 2011 quando Jarno Trulli con la Caterham e Vitantonio Liuzzi...
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La strategia era stata perfetta e il pilota italiano del team Alfa Romeo-Ferrari stava recuperando bene con le gomme soft. Giovinazzi era stato autore di sorpassi esaltanti passando in rapida successione Romain Grosjean, Pierre Gasly e Daniel Ricciardo. Poi, l'errore, nella doppia veloce curva a sinistra di Puhon, con la ruota posteriore destra che è andata leggermente oltre il cordolo toccando il tappetino verde e proiettando in testacoda l'italiano, poi finito contro le barriere ad alta velocità. Giovinazzi ha riportato qualche escoriazione ed è stato anche trasportato al centro medico dove gli hanno posto una fasciatura sull'avambraccio e sulla spalla destra .
Questa volta che Kimi Raikkonen, dopo una grande qualifica, si era ritrovato fuori gioco dopo pochi metri di gara per il contatto con Max Verstappen, era Giovinazzi l'uomo di punta dell'Alfa Romeo che poteva muovere la classifica. E invece, è finita male. Un brutto colpo per il morale del pilota italiano, sempre fermo a 1 punto contro i 31 di Raikkonen. E si sa quanto sia importante essere utili alla causa della squadra per la battaglia nella classifica costruttori (ogni posizione guadagnata significa qualche milione di dollari in più) dove l'Alfa Romeo è soltanto ottava con 32 punti, di cui 31 portati da Raikkonen. Davanti, la Racing Point con 40 e la Renault con 43, poi la Toro Rosso a quota 51. La rimonta non è poi così impossibile. Si può dunque intuire come l'apporto del secondo pilota stia diventando fondamentale per il team diretto da Frederic Vasseur.
Ma per ora, Giovinazzi stenta e l'uscita di pista di Spa non lo aiuterà di certo. Come abbiamo già più volte sottolineato, i due anni di stop dalle gare non lo hanno affatto facilitato in questo suo primo anno completo in F1. Da venerdì si torna in pista e ci sarà la gara di casa, a Monza, 14esimo appuntamento stagionale, e chissà che proprio dal circuito italiano non cominci la riscossa di Antonio. Ne ha bisogno e quanto accaduto alla Red Bull con Pierre Gasly (tra l'altro suo compagno di squadra in F2 nel 2016 e col quale si giocò il titolo fino all'ultimissima gara), dovrebbe far riflettere perché quando i team hanno bisogno di punti, poi non guardano più in faccia a nessuno...
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Il Messaggero