Non è più solo la figlia di “Linos”, il pilota bresciano a suo tempo protagonista del GT italiano al volante delle Ferrari, e nemmeno la compagna in...
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“Il passaggio fondamentale è stato due anni fa. Correndo nella Porsche Cup Italia (dove è stata la prima ragazza a salire sul podio assoluto di una gara, NdR) ho avuto la possibilità di fare dei test e di stare molto in pista, che è un aspetto fondamentale nel nostro sport. Contemporaneamente è arrivato Stefano. Lui è sempre andato forte, mi ha seguita in pista facendomi da coach, e questo sicuramente mi ha aiutato a crescere. Nel 2018 lui era fermo da un anno per questioni di budget, io ero senza coequipier, così abbiamo deciso di fare una stagione insieme. Proviamo, ci siamo detti, chissà? e invece ci siamo trovati bene senza …”scannarci”, sono cresciuta molto e quest’anno, il primo al volante di una GT3”.
E ora Francesca, cosa farà da…grande?”
“Bella domanda. Diciamo che, forte di questo titolo, mi piacerebbe avere qualche opportunità di fare qualcosa in più, crescere ulteriormente, ma è molto difficile, le possibilità sono veramente per pochi, poi ho anche un lavoro che mi gratifica. Più avanti c’è il desiderio di una famiglia, e almeno per un po’ di tempo dovrò mettere da parte il fatto di correre in macchina”
La classica domanda che si fa a una pilota: qual è il rapporto con un ambiente ancora tipicamente maschile?
“Inizialmente si fa fatica ad essere rispettate, da parte dei piloti c’è sempre una certa …diffidenza. E’ difficile, in Italia poi, a differenza di altri paesi, siamo ancora molto poche”
Tra l’altro, Francesca è rimasta una ragazza normale, tutt’altro che palestrata…
“Normalissima, tra l’altro correndo con macchine turismo e gran turismo, diversamente dalle macchine di formula, non c’è bisogno di mettere su muscoli. L’inverno scorso avevo partecipato alle selezioni della Formula Women Series, non avendo mai guidato una monoposto, dove c’è un’impostazione completamente diversa come accelerazione, curve ecc. Onestamente non mi sono neanche divertita. L’unica cosa positiva era poter disputare una stagione completamente spesata. Alla fine mi avevano preso come riserva, ma non ho accettato per una questione di orgoglio e c’era anche un problema di concomitanze con il campionato GT”.
Per finire c’è un personaggio cui si ispira?
“Non tanto. Più che altro c’è Stefano. Da bambina come tutti tifavo Schumy. Un pilota che mi piace molto è Raikkonen, per il suo modo di essere, concreto e basta, come cerco di essere anch’io”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero