Foucher (ceo DS): «Nostra redditività a livello premium, da Italia grandi soddisfazioni. Avanti con elettrificazione e lusso alla francese»

Béatrice Foucher, ad di DS Automobiles
PARIGI - «I margini di DS sono quelli di un marchio premium, nel gruppo la nostra redditività è molto buona». Lo sottolinea Béatrice Foucher, ad...

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PARIGI - «I margini di DS sono quelli di un marchio premium, nel gruppo la nostra redditività è molto buona». Lo sottolinea Béatrice Foucher, ad di DS Automobiles, a margine di un evento nella capitale francese, aggiungendo che «dall’Italia abbiamo grandi soddisfazioni: in termini di volumi è il nostro secondo mercato e continua a crescere, grazie al buon lavoro fatto sulla rete e sulla comunicazione». La Foucher punta l’accento sul valore del ‘lusso alla francesè, fatto di cura e dettagli esclusivi: «In questo 2023 lanciamo la prima collezione Esprit de Voyage, e ne presenteremo una diversa ogni anno per dimostrare il nostro know how». Sullo sfondo resta la necessità di dover gestire listini sempre più ‘pesantì, anche per il progressivo passaggio all’elettrico: «Nessuno ha una ricetta per rendere le elettriche più economiche o addirittura al livello delle termiche: un’ auto che fino a ieri si comprava fra i 15 e i 20 mila euro, domani costerà 27-28 mila» spiega.

«Per questo è giusto dire, come ha fatto il nostro ad Carlos Tavares, che in Europa passare al 100% di elettrico non sarà senza conseguenze, che ci sono soprattutto rischi di natura sociale. Ma - conclude - è una questione che devono gestire i governi»: se decideranno di mantenere certe normative «noi le dovremo rispettare». Anche per Ds - aggiunge - «i problemi di chip e forniture sono quasi superati, restano alcune situazioni da gestire, ma globalmente il problema è risolto, il peggio è alle nostre spalle». Con questo allentamento dei problemi «oggi possiamo gestire il nostro portafoglio ordini» con maggiore tranquillità: «certo, la situazione dipende da modelli e motorizzazioni ma per esempio oggi sull’ibrido siamo su tempi d’attesa ragionevoli, nell’ordine dei 4-5 mesi» aggiunge. A favorire questo recupero anche l’appartenenza a Stellantis che «è un gruppo grande, con tante culture al suo interno, da quella italiana a quella americana, e questo ci ha permesso di vedere il mercato in modo diverso».

Sullo sfondo resta la necessità di dover gestire listini sempre più "pesanti", anche per il progressivo passaggio all’elettrico: «Nessuno ha una ricetta per rendere le elettriche più economiche o addirittura al livello delle termiche: un’ auto che fino a ieri si comprava fra i 15 e i 20 mila euro, domani costerà 27-28 mila» spiega. «Per questo è giusto dire, come ha fatto il nostro ad Carlos Tavares, che in Europa passare al 100% di elettrico non sarà senza conseguenze, che ci sono soprattutto rischi di natura sociale. Ma - conclude - è una questione che devono gestire i governi»: se decideranno di mantenere certe normative «noi le dovremo rispettare». 

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Il Messaggero