Fiat recupera in borsa metà del valore perso a inizio mese: il recesso si allontana

Sergio Marchionne amministratore delegato di Fiat e Chrysler
TORINO - Prosegue in borsa il recupero del titolo Fiat, che ieri ha guadagnato il 3,1%, chiudendo le contrattazioni a 6,98 euro. Una boccata di ossigeno (il listino di Milano si...

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TORINO - Prosegue in borsa il recupero del titolo Fiat, che ieri ha guadagnato il 3,1%, chiudendo le contrattazioni a 6,98 euro. Una boccata di ossigeno (il listino di Milano si è fermato sul +1,4%) dopo il tonfo della scorsa settimana sulla scia dei timori per il diritto di recesso in merito alla fusione con Chrysler: l’azione ha recuperato nel complesso circa la metà (10% del valore) di quanto perso all’inizio del mese.


L'azienda automobilistica, che ha dedicato alla questione un lungo comunicato stampa, prevede di comunicare nella prima settimana di settembre il numero di azioni per le quali verrà esercitato il diritto. Sulla carta, l'operazione approvata dall'assemblea degli azionisti, che lo scorso primo agosto ha dato il via libera alla nascita di Fiat Chrysler Automobiles, resta in stand-by. Il codice civile concede infatti a chi non ha votato a favore della fusione il diritto di recedere, ricevendo 7,727 euro ad azione, cifra ben superiore all'attuale valore di mercato.

Qualora l'esercizio di tale diritto dovesse comportare un costo per Fiat superiore ai 500 milioni - tra non intervenuti all'assemblea e contrari (l'8% del capitale) il recesso potrebbe costarne addirittura 700 - l'operazione subirebbe uno stop. Nei giorni scorsi lo scenario è stato bollato come «esagerato» da Sergio Marchionne in persona, che parlando con gli analisti americani ha definito «inalterato» l'impegno dell'azienda e del suo management per portare a termine la fusione. «Dobbiamo solo aspettare il 20 agosto - ha detto - per contare tutti gli azionisti contrari».


Entro quella data infatti, ricorda Fiat nel comunicato diffuso ieri «su richiesta di Consob», gli azionisti che intendono recedere, e che sono legittimati a farlo, «dovranno inviare comunicazione scritta mediante lettera raccomandata». All'indirizzo web www.fiatspa.com sono presenti tutte le indicazioni sulla procedura, in merito alla quale il Lingotto - si legge nella nota alla Consob - ha per altro già fornito una informazione «completa, precisa e sufficiente». La partita, insomma, è ancora aperta. Tanto più che le azioni su cui verrà esercitato il diritto di recesso dovranno poi essere offerte in vendita. Una procedura per la quale il codice civile stabilisce un termine di 180 giorni. Solo alla fine di questo complesso iter sarà quindi noto l'effettivo esborso da parte della società per il pagamento del valore di liquidazione.


E, di conseguenza, il suo effetto sulla fusione, che se non venisse perfezionata non comporterebbe comunque «alcuni impatto sui rapporti tra Fiat e Chrysler». L'azienda automobilistica precisa anche che «non vi sarebbe alcuni impatto» sul loro debito «nè sarebbe atteso alcuni incremento dei costi operativi». Intanto Tata Motors, la casa automobilistica indiana con cui Fiat ha una joint-venture, ha annunciato di avere più che triplicato l'utile netto nel primo trimestre, a 54 miliardi di rupie (circa 526 milioni di euro). I ricavi sono saliti del 38% a 646,8 miliardi di rupie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero