DETROIT - Piove sul bagnato in casa Fiat-Chrysler: alle paure degli investitori sul possibile esercizio del diritto di recesso da parte dei soci contrari alla fusione, si aggiunge...
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Così a Piazza Affari il titolo del Lingotto vive un'altra giornata di passione, sospeso per ben tre volte dopo essere arrivato a perdere fino all'8,5%. Dall'altra parte dell'Oceano, intanto, Sergio Marchionne, cerca di stemperare le tensioni. Bolla come «esagerati» gli scenari fatti dalla stampa a proposito del diritto di recesso, e spiega come a suo avviso Fiat stia pagando «il prezzo di una reazione eccessiva». Ma il numero uno di Fiat-Chrysler - nel corso della conference call coi giornalisti per commentare i conti del costruttore americano - non nasconde come la situazione economica italiana finisca inevitabilmente per avere un «impatto negativo» sul gruppo e sul titolo Fiat: «Noi siamo trascinati dentro», prende atto.
«E se avessimo potuto scegliere - aggiunge - avremmo certo scelto tempi migliori per annunciare la fusione». Fusione che - ribadisce Marchionne - dipenderà solo da una regola ben precisa: «Non possiamo superare i 500 milioni di euro». Il riferimento è alla soglia massima che la Fiat può sborsare, in caso di recesso, per pagare i soci che dicono no alla fusione. Se quella soglia decisa dall'assemblea venisse superata - conferma il numero uno di Fiat-Chrysler - «la fusione non ci sarà. Dobbiamo solo aspettare il 20 agosto per contare tutti gli azionisti contrari».
«Il nostro impegno per portare a termine la fusione resta comunque inalterato», assicura Marchionne. Intanto volano gli utili di Chrysler, facendo registrare un +22% nel secondo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2013, per un ammontare di 619 milioni di dollari. L'utile netto della prima metà del 2014 è di 1,1 miliardi di dollari, rispetto ai 696 milioni dei primi sei mesi dello scorso anno. E le entrate da gennaio a giugno sono state di 39,4 miliardi di dollari, con un aumento degli ordini e delle vendite dovuti soprattutto alle popolarità in tutto il mondo di alcuni modelli del gruppo, vedi la Jeep Cherokee.
Marchionne però si dice non del tutto soddisfatto, visto che i margini di profitto di Chrysler restano inferiori alle rivali storiche Ford e General Motors. «Sono invidioso, e quando vedo queste cose mi sale la pressione», ha scherzato. Sottolineando però come l'obiettivo è quello di fare sempre più auto a prezzi minori, lavorando sui margini di alcuni fornitori. Poi, ancora la fusione con Fiat: «Senza questa operazione sarebbe impossibile concretizzare le ambizioni di Chrysler fuori dagli Usa». E creare le condizioni per garantire a Chrysler un posto nel mercato globale. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero