La Fiat verso l'acquisto di VM Motori i diesel italiani alla conquista dell'America

La Fiat verso l'acquisto di VM Motori i diesel italiani alla conquista dell'America
A giorni sarà annunciato un nuovo investimento Fiat in Italia: entro la fine dell'anno, probabilmente a novembre, il Lingotto acquisirà una nuova grande fabbrica di motori...

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A giorni sarà annunciato un nuovo investimento Fiat in Italia: entro la fine dell'anno, probabilmente a novembre, il Lingotto acquisirà una nuova grande fabbrica di motori con 1.152 dipendenti.

Si tratta della Vm motori, azienda di Cento (Ferrara) a due passi dalla Ferrari, con circa 300 milioni di fatturato e soprattutto un'alta specializzazione nei propulsori diesel premium. Fiat controlla il 50% della società dal 2010. A vendere l'altra metà è l'americana GM. Le parti stanno definendo i dettagli finanziari dell'operazione che, partita in estate con l'esercizio della put di vendita da parte di General Motors (probabilmente sulla base di una buona offerta di massima di Fiat), sarà conclusa non appena l'Antiitrust darà il via libera formale.

Con la conquista del 100% della Vm (che si aggiunge alle due fabbriche italiane di motori di Termoli e Pratola Serra e a quella polacca di Bielsko Bijala), l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, inserisce un tassello decisivo nel puzzle del riassetto produttivo del Lingotto in Italia. Alla Vm sono già state assegnate due missioni strategiche: assicurare i propulsori sportivi per il polo dell'automotive di lusso che sta nascendo intorno a Torino e garantire quantità e qualità per i diesel destinati a diversi modelli Chrysler prodotti in America per l'export in Europa e, novità importante, per il mercato interno Usa.

Già perché da un po' di tempo il diesel sta prendendo piede anche negli Stati Uniti. E Marchionne ha già iniziato a consegnare anche ai 2.200 concessionari Usa di Chrysler le Jeep Grand Cherokee e soprattutto gli enormi pick up Ram 1500 dotati proprio dei raffinati sei cilindri turbocompressi Vm. A Cento gli ingegneri Fiat sono già di casa e la società emiliana, da alcuni anni guidata dall'ingegner Giorgio Garimberti, sta avviando un massiccio piano di investimenti (80/90 milioni in più anni) che ha determinato la distribuzione del lavoro su tre turni giornalieri più straordinari con l'obiettivo di passare dai 54 mila pezzi del 2011 ai 110/130 mila del 2014. Piano che, caso unico nell'automotive italiano, prevede circa 300 assunzioni, 70 delle quali sono già state effettuate.

E proprio l'aumento (effettivo e non promesso) dei posti di lavoro introduce un altro capitolo che fa del "caso Vm" un caso nazionale: i rapporti sindacali. Una grana per lo staff di Marchionne perché in Vm - caso unico fra le fabbriche Fiat ad eccezione della Maserati di Grugliasco - la maggioranza dei delegati sono Fiom: 9 su 18. Tuttavia, i dipendenti Vm a febbraio sono stati chiamati a votare un referendum su un accordo aziendale che, a differenza di Pomigliano e Mirafiori, vedeva la Fiom favorevole e firmataria assieme agli altri sindacati. L'intesa prevedeva un taglio, monetizzato, di poco più di 10 minuti della pause di lavoro (che in alcuni reparti oscillavano fra i 50 e i 63 minuti) in cambio degli investimenti e delle assunzioni.

Vinse il "sì", i giornali parlarono di una "Pomigliano rossa", ma i "no" grandinarono copiosi: oltre 200 quasi tutti riferibili alla base Fiom. Per superare il clima di tensione una commissione azienda-delegati ha lavorato in questi mesi sul miglioramento dell'organizzazione del lavoro e sull'ergonomia applicata alla linea di montaggio. Sono state raccolte 250 proposte di miglioramento delle produzione da parte degli operai e sono stati individuate riduzioni di costi pari ad alcune centinaia di migliaia di euro.


Ma ora come si comporterà Fiat con i 1.150 nuovi dipendenti? A Vm sarà applicato il contratto di lavoro del Lingotto che è diverso da quello di Federmeccanica-Confindustria? Cosa farà lo staff di Marchionne di fronte al problema delle pause che in Fiat sono di 30 minuti, decisamente più corte di quelle Vm? Tutti nodi che stanno per venire al pettine in una fabbrica che - complice la ristrutturazione edilizia post-terremoto - somiglia ad un grande cantiere in sviluppo. Un palcoscenico perfetto per scrivere un capitolo nuovo del manifatturiero italiano ma anche del rapporto fra Marchionne e Fiom. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero