MILANO - Rispetto agli altri infruttuosi tentativi di trovare in Cina un partner affidabile, l'ultima joint venture siglata da Sergio Marchionne con la Gac (Guangzhou Automobile...
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Con Marchionne hanno preso parte alla cerimonia il presidente di GAC Zhang Fangyou, il responsabile del gruppo per l'area Asia Pacifico Michael Manley, il direttore e il vice direttore generale della jv GAC-Fiat Jack Cheng e Jiang Ping, oltre all'ambasciatore d'Italia a Pechino Attilio Massimo Iannucci e ai rappresentanti delle province di Hunan e Guandong.
Il nuovo impianto, che si inquadra nell'accordo siglato nel marzo 2010, è realizzato secondo gli standard della World class manufacturing, lo schema di organizzazione produttiva che per il responsabile mondiale della produzione Fiat Stefan Kettler è il più avanzato del settore, ha la sua «bandiera» a Pomigliano ed è comune a tutti gli stabilimenti del gruppo italo-americano.
La fabbrica GAC-Fiat occupa una superficie di 730 mila metri quadrati, è il frutto di un investimento complessivo di 5 miliardi di renminbi (oltre 630 milioni di euro) e a regime avrà una capacità produttiva di 300 mila vetture all'anno.
Si tratta solo di un inizio, perché Marchionne è alla ricerca di un altro accordo - magari con il medesimo partner - per la realizzazione di uno stabilimento da destinare alla produzione locale dei modelli Jeep, il marchio che nei lontani anni 80 è stato tra i primi - secondo alcuni analisti cinesi il primo in assoluto - ad avviare un'attività produttiva all'interno della Grande Muraglia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero