Fiat, al voto i 6.000 operai di Melfi Alle urne il 93%, vincono Uilm e Fismic

LO stabilimento Sata di Melfi
La fabbrica Fiat di Melfi è sempre più un simbolo. Lo fu nel '93, quando è nata, come risposta della Fiat all'invasione dei costruttori giapponesi. Lo è stata negli...

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La fabbrica Fiat di Melfi è sempre più un simbolo. Lo fu nel '93, quando è nata, come risposta della Fiat all'invasione dei costruttori giapponesi. Lo è stata negli ultimi, duri, anni della cassa integrazione. Lo sta diventando in queste settimane, dopo l'annuncio di Sergio Marchionne delle 1.000 assunzioni, sul doppio fronte di una possibile ripresa dell'industria italiana dell'auto e di un Mezzogiorno che non è sinonimo di desertificazione industriale.


Ma Melfi oggi è sotto i riflettori anche per la delicatissima questione della democrazia sindacale. Questo plant, infatti, è il primo della galassia Fiat (46 fabbriche in Italia) dove si sono svolte elezioni per il rinnovo del consiglio dei delegati (Rsa). Elezioni alle quali non partecipa la Fiom che non ha raggiunto un accordo con gli altri sindacati (le spetteranno comunque dei delegati previsti per legge) e che ha puntato sull'astensione.

I risultati del voto dei quasi 6.000 operai Fiat di Melfi sono molto interessanti. Il primo dato che balza agli occhi è una partecipazione massicia alle elezioni: hanno votato il 93% degli aventi diritto, circa 5.500 operai.
Questa la distribuzione dei voti. La Uilm ha ottenuto il 38% dei consensi e 18 delegati. La Fismic ha raggiunto quota 34% e 16 delegati. Per la Fim hanno votato il 21% dei dipendenti (10 delegati) mentre Ugl e Associazione quadri hanno avuto circa il 4% e due delegati ciascuno. Ci sono state circa 550 schede bianche e nulle che generalmente segnalano malcontento che non trova sbocco in nessun sindacato.

Le chiavi di lettura del voto sono parecchie. L'alta partecipazione è la prova che gli operai veri sono molto, ma molto diversi da quelli che vengono dipinti da tv e giornali. A Melfi - dove pure la Fiom nel 2013 ha eletto un senatore fra i tre operai licenziati e poi riassunti dopo un durissimo braccio di ferro giudiziario con Marchionne - oggi c'è senza dubbio un consenso elevato verso lo sforzo della Fiat che negli ultimi due anni ha rivoltato la fabbrica come un calzino: investimenti per un miliardo di euro; produzione di due nuovi modelli ad alto valore aggiunto come Jeep Renegade e 500X affiancati alla "vecchia" Punto; rivoluzione del modo di lavorare con la progettazione delle linee di montaggio effettuata assieme da ingegneri e operai e il massiccio uso dei computer nelle stazioni di lavoro e infine la ciliegina sulla torta di mille nuove assunzioni.

Il voto poi disegna nuovi equilibri fra le cinque organizzazioni (troppe a detta di tutti gli osservatori) firmatarie del contratto Fiat. Si conferma il predominio in fabbrica della Uilm che nelle ultime tre tornate ha sempre eletto il maggior numero di delegati. Suo anche il delegato più votato, Donato Rosa. E' andata benissimo (alle elezioni precedenti aveva il 20% dei consensi) anche la Fismic, da sempre l'organizzazione più collaborativa con l'azienda, che negli ultimi tempi aveva assorbito anche una parte dei delegati della Fim e dell'Ugl. La Fim perde terreno a causa del lungo commissariamento delle sue strutture locali, travolte da una gestione ritenuta opaca dagli stessi cislini, ma può vantare un consistente risultato di oltre mille voti. Ugl e Quadri, infine, coprono nicchie minori.

Ma non è finita. Ad aprile - l'Italia è un paese complicato - si vota per i delegati della sicurezza (gli Rls). Hanno meno potere degli Rsa ma a queste votazioni parteciperà anche la Fiom. Che sta lavorando alla rivincita. In attesa dei risultati delle altre fabriche Fiat, Melfi non si ferma. Mentre sta per finire l'allungamento di mezz'ora dell'orario di lavoro (che ha provvisoriamente determinato lo spostamento della pausa mensa) è possibile che nelle prossime settimane l'azienda chieda altri sabati produttivi in straordinario per far fronte alle forti richieste di Renegade che arrivano soprattutto dagli Stati Uniti.


Ma soprattutto è imminente l'arrivo a Melfi del presidente del Consiglio Matteo Renzi che sembra intenzionato a lanciare proprio dalla fabbrica lucana un messaggio di ripresa per il Sud e per l'Italia.


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Il Messaggero