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Ferrari ha chiuso «un altro trimestre da record», con utile e ricavi in aumento e al di sopra delle stime di consensus, cosa che consente alla casa di Maranello di rivedere ulteriormente al rialzo le stime per l’intero anno. Nei tre mesi a settembre, Ferrari ha riportato un utile netto di 332 milioni di euro (0,58 euro per azione base e 0,59 euro diluito), in rialzo del 46% rispetto ai 228 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. I ricavi netti sono aumentati del 24% a 1,544 miliardi di euro, mentre le consegne sono cresciute dell’8,5% a 3.459 unità. Il risultati sono superiori alle aspettative del consensus, che aveva previsto ricavi per 1,472 miliardi, un utile per azione di 1,61 euro e consegne pari a 3.414 unità. L’Ebitda si è attestato a 595 milioni (+37%), sopra i 560,8 milioni attesi dal consensus, con un margine Ebitda del 38,6%, contro il 34,8% dello stesso periodo dell’anno scorso e anche in questo caso sopra le previsioni (poco oltre il 38%).
Più nel dettaglio dei ricavi, da segnalare che quelli generati da Automobili e parti di ricambio sono stati pari a 1,33 miliardi (in crescita del 26,5% o 29,1% a cambi costanti), grazie «all’aumento dei volumi, al mix prodotti e geografico più ricco e al maggiore contributo delle personalizzazioni e del pricing».
I costi industriali e i costi di ricerca e sviluppo hanno evidenziato un incremento (63 milioni), dovuto principalmente all’aumento degli ammortamenti e all’inflazione dei costi delle materie prime. I proventi finanziari, netti hanno contribuito positivamente, per un totale di circa 3 milioni, grazie ai maggiori rendimenti sulla liquidità, agli utili realizzati sull’offerta pubblica di acquisto in denaro sul prestito obbligazionario eseguita nel trimestre e all’impatto netto complessivo dei cambi. L’indebitamento industriale netto al 30 settembre, pari a 233 milioni da 331 milioni al 30 giugno, riflette anche il riacquisto di azioni proprie per 194 milioni. Al 30 settembre la liquidità complessiva disponibile era pari a 1,612 miliardi (1,71 miliardi al 30 giugno), incluse linee di credito committed e inutilizzate per 600 milioni.
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