Ferrari, i perchè della debacle di Austin: dal motore "vecchio" di Leclerc al dosso “assassino” di Vettel

La Ferrari di Sebastian Vettel su uno dei dossi del gp di Austin
AUSTIN - Ancora si continua a parlare delle insinuazioni della Red Bull, di Max Verstappen ed ora anche della Honda, riguardo la perdita di velocità della Ferrari durante...

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AUSTIN - Ancora si continua a parlare delle insinuazioni della Red Bull, di Max Verstappen ed ora anche della Honda, riguardo la perdita di velocità della Ferrari durante il Gran Premio di Austin. La Ferrari ha subito ribattuto con Mattia Binotto, molto chiaro nel mettere all'angolo ogni tentativo di offuscare la serietà del lavoro dei tecnici e di tutta la squadra. Se è impossibile prendere in esame la SF90 di Sebastian Vettel, subito costretto al ritiro per il cedimento della sospensione posteriore, è stato Charles Leclerc il riferimento "negativo" per i rivali. Ma ci sono valide spiegazioni.


Il monegasco, dopo il problema al motore sofferto nel terzo turno libero del sabato mattina, aveva dovuto rimontare la vecchia power unit, la EVO2, stanca e a fine chilometraggio avendo disputato tutti i weekend dal Canada al Belgio. Sarebbero stati ben 18 i cavalli in meno a disposizione di Leclerc rispetto alla EVO3. A questo si aggiunge il fatto che era stata fatta la scelta di caricare al massimo l'aerodinamica in quanto sui dossi, con la vettura scarica, si verificava un problema di trazione che portava a un eccessivo consumo degli pneumatici. Insomma, un uno-due che ha causato la gara tutta in salita di Leclerc, finito quarto a 52" dal vincitore Valtteri Bottas e che spegne le inutili polemiche provenienti dal mondo Red Bull.


Cosa ha provocato invece, il ritiro per la rottura della sospensione posteriore destra di Vettel dopo soli 9 giri nel Gran Premio di Austin? C'è voluto qualche giorno per capirlo e alla fine si è appreso che uno dei tanti dossi presenti sul tracciato texano ha provocato l'inconveniente che ha colpito la SF90. Ma cosa è accaduto? Vettel al via si è tenuto sulla parte sinistra della pista e in prossimità della prima curva ha centrato in pieno uno dei dossi che non erano stati livellati nella notte tra venerdì e sabato dopo le proteste dei piloti. Sul rettifilo, si era lavorato sulla parte destra, quella in traiettoria, ma non in quella zona, in prossimità della frenata, dove è transitato Vettel. Il carbonio della sospensione si è subito crepato pesantemente e in quei pochi giri svolti, con altri sobbalzi, ha presto ceduto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero