Felix Rosenqvist, lo scandinavo predestinato. Sfortuna in casa Audi

Rosenqvist sul podio di Marrakech tra Buemi (a sinistra) e Bird
MARRAKECH - Nelle premesse la corsa di Formula E di Marrakech doveva essere sotto il segno delle Audi. Miglior tempo nelle libere-1 la monoposto del campione in carica Di Grassi,...

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MARRAKECH - Nelle premesse la corsa di Formula E di Marrakech doveva essere sotto il segno delle Audi. Miglior tempo nelle libere-1 la monoposto del campione in carica Di Grassi, prima e seconda le due Audi nelle libere-2 e poi ottimo secondo in qualifica Di Grassi dietro il futuro vincitore Rosenqvist. Le monoposto tedesche sembravano insomma avviate a diventare protagoniste in Marocco dopo un inizio di stagione difficile. Invece fin dalla superpole l’armata Audi ha cominciato a perdere colpi.


Di Grassi, dopo una breve rimonta fino al quarto posto, vittima di un ritiro anticipato per un guasto tecnico, dopo soli 7 giri. Così, fra i due sfidanti delle qualifiche, Di Grassi e Rosenqvist, è rimasto solo lo svedese a rivestire la parte del protagonista battagliando con Buemi e Bird. Con il sorpasso e 4 giri dalla fine e la vittoria è arrivata anche la testa del campionato Formula E per questo piccolo svedese 26enne che ha dovuto faticare più di tanti altri per imporsi nell’automobilismo.

Negli anni scorsi Felix Rosenqvist correva in Formula 3 contro Verstappen, Leclerc, Stroll e Antonio Giovinazzi. Poi mentre i primi tre hanno trovato la strada della F1, per lo svedese – come peraltro all’italiano – le porte della categoria regina dell’automobilismo non si sono mai aperte. Rosenqvist è rimasto parcheggiato per 5 anni in F3 perché non ha mai avuto i soldi per il grande salto. Ha vinto anche il titolo della categoria che è considerata l’anticamera della F1, ma troppo tardi perché qualche grande team gli desse fiducia.

Per continuare a correre ha dovuto diventare eclettico e reinventarsi una carriera. Prima in Usa con le monoposto IndyLight, poi con le ruote coperte nel GranTurismo, quindi nell’Endurance e nel DTM tedesco e infine nella SuperFormula giapponese. Ogni settimana su un’auto differente e in corse diverse: monoposto e GT, gare sprint o corse di durata; automobili a benzina oppure a motore elettrico, come la Formula E.

Cambiamenti che di solito pongono tante difficoltà di adattamento e non riescono bene a tutti i piloti. Rosenqvist però è talmente eclettico che riesce a trovarsi subito a proprio agio con tutto. Persino con i simulatori e le corse virtuali, visto che l’anno scorso a Las Vegas fu l’unico pilota “vero” a battersi per la vittoria della gara virtuale di Formula E contro videogamers professionisti. Rosenqvist, come tanti nordici, viene dallo sci che praticava a livello agonistico. Ma siccome abitava vicino all’ex circuito svedese di Anderstorp, tappa storica della F1, era destino che i motori gli entrassero nel sangue.


È considerato un pilota estremamente affidabile; uno che non sbaglia mai.Un suo ex ingegnere disse che nessuno ha mai vinto un campionato come ha fatto lui: senza mai fare un testacoda, un incidente o un’uscita di pista. Ora ambisce a vincere il titolo della Formula E chissà che l’esperienza delle monoposto elettriche possa riaprirgli le porte di quella F1 che l’aveva emarginato ma che cerca piloti eclettici, veloci e affidabili come lui.
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Il Messaggero