Fca “presenta” Renault a dipendenti e concessionari: «Vede futuro come noi. Benefici non da chiusure impianti»

Fca “presenta” Renault a dipendenti e concessionari: «Vede futuro come noi. Benefici non da chiusure impianti»
NEW YORK - Fca presenta ai dipendenti e ai concessionari la proposta di fusione con Renault, «un partner che la pensa come noi sul futuro». Ribadendo che i benefici...

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NEW YORK - Fca presenta ai dipendenti e ai concessionari la proposta di fusione con Renault, «un partner che la pensa come noi sul futuro». Ribadendo che i benefici dell’unione non sono basati sulla chiusura di impianti, la società spiega che l’operazione non è un’ammissione indiretta della perdita di fiducia nella strategia di una Fca indipendente e autonoma. «È interamente in linea con quanto abbiamo sempre detto» sull’esplorare «opportunità in grado di creare valore dalla posizione di forza che ci è offerta dal nostro piano. Fca resta una società indipendente solida, che cresce e redditizia con attraenti prospettiva» afferma Fca rispondendo alle «domande frequenti» dei dipendenti, contenute in documenti depositati alla Sec.


Le sinergie offerte dalla proposta fusione «erano troppo grandi per essere ignorate» aggiunge Fca rassicurando sull’occupazione, sulle chiusure degli impianti e sulla presenza di Fca sul mercato europeo. La società che nascerebbe dalla fusione sarebbe uno dei «leader del mercato europeo con una significativa quota di mercato. L’Europa rappresenterebbe il maggiore mercato, e sarebbe fonte di sinergie e crescita futura» risponde Fca alla domanda su una possibile uscita della società dal mercato europeo date le sovrapposizioni in Europa. Fca illustra anche ai concessionari l’operazione: i benefici dell’unione «non sono basati sulla chiusura di impianti ma sarebbero realizzati tramite investimenti di capitale più efficienti in piattaforme globali e tecnologie». Se l’operazione «avrà successo saremo un leader mondiale nelle tecnologie per le auto elettriche ma anche nei marchi premium, Suv, pickup truck». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero