NEW YORK - Fiat Chrysler automobiles è stato protagonista ieri di un buono spunto a Wall Street, dove il titolo del produttore di auto è salito dell’1,8% a...
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Intitolato «The Grand Finale», il rapporto spiega che il raggiungimento dei target al 2018 è atteso essere «il gran finale di Sergio Marchionne in quanto Ceo di Fca». Dopo 14 anni alla guida del gruppo, il top manager italo-canadese lascerà nel 2019. «Sebbene il consensus resti scettico che i target 2018 vengano raggiunti, la nostra analisi suggerisce che lo slancio delle vendite per i marchi Jeep, Ram e Alfa permetterà a Fca di generare un Ebit di 8,7 miliardi di euro e di raggiungere una posizione di cassa netta di 3,9 miliardi di euro entro la fine dell’anno». Ricordando che l’appuntamento del primo giugno prossimo sarà l’ultimo grande evento con Marchionne - che potrebbe portare a un cambiamento del rating - gli analisti di Hsbc spiegano che sono tre i motivi principali per cui il titolo Fca va comprato. Prima di tutto, nonostante la sua «forte» performance in borsa, l’azione «viene ancora scambiata a sconto» rispetto ai suoi rivali globali.
Da inizio anno, ricorda Hsbc, Fca è il produttore di auto migliore tra quelli europei avendo visto il valore del suo titolo salire del 24%; negli ultimi 12 mesi è aumentato di oltre il 100%. Va detto che anche in Usa Fca ha superato i rivali: se nel 2018 Gm ha perso il 6% e Ford il 7%, il gruppo italo-americano ha guadagnato oltre il 27%; nell’ultimo anno, Gm è salito di quasi il 17%, Ford del 4% e Fca del 111%. Il secondo motivo per cui il titolo Fca va comprato è dovuto ai lanci di modelli di vetture, che «stanno spingendo la crescita in termini di volumi, prezzi e mix (di prodotto), sottolineando una possibile revisione degli utili»; per Hsbc il terzo trimestre potrebbe essere determinante per una tale revisione con il venire meno di «venti contrari» legati ai costi e ai cambi valutari. Hsbc dice che le sue stime sull’Ebit per il 2018 e 2019 sono l’8-10% superiori a quelle del consenso. Infine, gli analisti britannici sostengono che «la possibilità di un deal» aggiunge un altro aspetto da tenere presente a una «storia già attraente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero