Fca, Elkann: «Alfa Romeo in rampa di lancio e Marchionne resterà fino al 2019»

John Elkann, presidente di Exor, la holding del gruppo Agnelli, che detiene il 29,16% di Fca
ARESE - Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, è «orgogliosa di sostenere Fca in questo bellissimo progetto», il rilancio di Alfa Romeo, «marchio...

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ARESE - Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, è «orgogliosa di sostenere Fca in questo bellissimo progetto», il rilancio di Alfa Romeo, «marchio forte come Jeep». Parola del presidente John Elkann che parla agli azionisti convocati nello storico museo di Arese, dove la reginetta è la nuova Giulia. «Oggi Fiat Chrysler Automobiles - sottolinea - sta mettendo in atto una strategia mirata per riportare il Biscione in alto, grazie a una gamma di automobili straordinarie e innovative». Elkann puntualizza che Sergio Marchionne «non lascerà prima del 2019. Aspettare l’approvazione dei risultati del 2018 vuol dire arrivare al 2019». Quanto alla successione «il percorso di selezione avverrà all’interno.


Non sarò tra i candidati alla carica di amministratore delegato». Altro capitolo le alleanze. Nessun interesse per la quota di Psa che lo Stato francese potrebbe cedere: «Abbiamo detto in modo chiaro che ci aspettiamo operazioni che consentano di cambiare le dimensioni del gruppo. Psa non rientra fra queste», dice Elkann che esclude anche un’alleanza con la cinese Gac. Il futuro di Fca è uno dei temi dell’assemblea di Exor: gli azionisti approvano il bilancio 2015 con un dividendo di 0,35 euro per azione, un nuovo Piano di incentivazione e l’autorizzazione all’acquisto di azioni proprie per un esborso massimo di 500 milioni di euro. Elkann parla del 2015 come «un anno fondamentale» per Exor che, a Piazza Affari, chiude con +5,3%. «Abbiamo rafforzato la società e posto le basi per un futuro che la porterà nei prossimi anni a essere più globale, più solida e più redditizia», sottolinea. L’evento più rilevante dell’anno è stato l’investimento in PartnerRe, una delle più importanti società di riassicurazione del mondo: Elkann spiega che sarà redditizio con un Roe annuale «fra l’8 e il 10% in questo decennio» ma nessuna acquisizione è in vista. Ora la priorità è portare giù il debito di Exor dai 3,7 miliardi di oggi ai 3 miliardi nel 2017, ma «non c’è alcun problema di rifinanziamento».

Questo non vuol dire smettere di guardarsi attorno: «Il prossimo anno cercheremo di capire in quali altri settori ci piacerebbe entrare, ma esploreremo anche investimenti più piccoli sul modello di Welltec». C’è anche l’editoria. La quota di Exor in Rcs è scesa all’1,74%, ma c’è l’orgoglio di avere contribuito al risanamento. «Come azionisti di quello che sarà il più grande gruppo editoriale in Italia notiamo che il settore dei media ha prospettive positive», dice Elkann parlando del big Itedi-Espresso. E naturalmente l’Economist di cui Exor ha il 43,4% del capitale: «dieci anni fa - sottolinea - perdeva 6 milioni di sterline e oggi è in attivo di quasi 30 milioni».

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Il Messaggero