Volkswagen, c'è dell'Italia nel team che vince: Fabrizio Borra, 30 anni nei rally

Un'assistenza del team Volkswagen
ALGHERO - Dietro le quinte dei mondiali WRC di successo di Volkswagen Motorsport c'è un po' di Italia. C'è il contributo di due meccanici e di un...

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ALGHERO - Dietro le quinte dei mondiali WRC di successo di Volkswagen Motorsport c'è un po' di Italia. C'è il contributo di due meccanici e di un ingegnere che fanno parte della squadra di oltre cinquanta persone che segue le tredici tappe del campionato iridato.


Del terzetto fa parte un veterano che proprio oggi, 14 giugno 2015, al Rally di Sardegna, celebra i trent'anni di rally. È Fabrizio Borra, lo “zingaro del cacciavite”, un professionista che ama il motorsport tanto da dedicargli la propria esistenza lavorativa. “Non ho mai fatto altro”, sorride. “È la mia passione”, aggiunge. Una precisazione quasi superflua, perché basta vederlo in azione o sentirlo parlare di auto, gomme e test capire che bulloni e gare sono la sua ragione di vita.

Con Volkswagen ed il gruppo ha già vinto e non intende smettere di farlo. “Sono in una grande squadra e lavoriamo bene assieme”, taglia corto. Una squadra che in Europa si muove con 7 autoarticolati e, per dire, 28 treni di gomme. E che è capace di cambiare la trasmissione di una vettura da corsa in 12 minuti. Difficile pensare che posa voler essere da qualche altra parte.

Borra ha 47 anni e viene da un paese della provincia di Cuneo: è meccanico e si occupa dei test e si alterna con i colleghi a seconda delle gare. Quest'anno è stato con Volkswagen in Svezia, dove Ogier ha vinto, e adesso è ad Alghero, dove il francese è primo. Poi seguirà la scuderia in Germania ed in Francia. L'obbligo contrattuale è di almeno quattro tappe.

Gli altri italiani di Volkswagen Motorsport sono due giovanissimi: il meccanico Yari Mischinelli assegnato ad Andreas Mikkelsen e l'ingegnere elettronico altoatesino Matteo Deme, entrambi 31enni. Deme ha già seguito il rally, ma adesso è negli Stati Uniti per occuparsi del progetto Rally Cross.


Alla domanda su cosa rappresenti il rally, Borra risponde con l'entusiasmo di un principiante e non con la flemma di un professionista navigato: “È passione – sintetizza – È sport pulito. È una disciplina dove non ci sono intrallazzi”. “Certo – concede – c'è chi ha più e meno soldi. Ma alla fine vince chi è più forte, chi investe bene e chi ha inpiloti più bravi”. Non una parola, naturalmente, sugli angeli custodi del paddock. Ma anche per loro parlano i risultati.

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Il Messaggero