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Anche per Emanuele Pirro lo scorso week end, ovvero il Grand Prix Storico Romano è stato uno di quei momenti nei quali l’emozione prende il sopravvento su ogni altro sentimento. Un’intensa carriera professionistica alle spalle, nel corso della quale dopo aver corso in F1, ha inanellato i successi nel Superturismo, e nella 24 Ore di Le Mans, dov’è tuttora l’italiano con il maggior numero di vittorie, cinque. “Emmo” che è oggi impegnato in decine di consulenze, che alterna alla partecipazione a eventi storici dinamici. Reduce dalle gare a Goodwood, dove ha girato con una splendida Ferrari 250 SWB a Roma a trovato ad aspettarlo vetture incredibili come la Ferrari 312B e le due Lotus ex De Angelis. “La partecipazione a un evento con la celebrazione di due piloti per me molto speciali e non solo in termini di Motorsport mi riempie di gioia. Con Elio facevamo parte della leva uscita dalla Pista d’Oro. Lui era più grande di me di quattro anni, ma ciò non ha impedito la frequentazione con i suoi fratelli e la sua famiglia. Il fatto, poi, che sia arrivato così presto in F1 ne ha fatto il mio idolo e la mia ispirazione.
Per quanto riguarda Ignazio Giunti, il suo incidente è stato il primo fatto grave di cui ho preso coscienza, colpendomi moltissimo.
Nei minuti che hanno preceduto i miei giri, mi immaginavo cosa potesse passare per la mente di Giunti, prima di affrontare i due circuiti di Spa vecchia maniera e Monza, dove ha corso con la 312B. Piste molto veloci con curve come Stavelot o l’Eau Rouge, o la curva Grande di Monza. Per Elio è stato diverso. In un altro paio d’occasioni avevo già guidato una delle sue macchine, e perciò è stata un’emozione diversa. Però è particolare, quando entri a contatto con qualcosa di questi piloti, e poi quando ti cali nell’abitacolo di una F1, questa è come se ti abbracciasse, perciò il contatto fisico è molto profondo, e la fantasia corre al pari dell’emozione. Io mi ritengo fortunato perché nel motorsport ho avuto una vita lunga e piena di episodi, che in qualche modo potevano trasformarsi in abitudine, questo non è avvenuto, e tuttora vivo queste occasioni con immenso piacere. Nelle esibizioni del Grand Prix Storico, ho avuto anche la soddisfazione di aver guidato la famosa Lotus a doppio telaio creata da quel genio che è stato Colin Chapman. Quella macchina ha rappresentato una delle innovazioni più spettacolari e controverse dell’automobile. Chapman si era inventato le minigonne e cercava una soluzione che gli permettesse di superare in paletti regolamentari.
Da un punto di vista costruttivo il doppio telaio era un qualcosa di straordinario, l’idea era…folle, e alla fine non è stata mai approvata. Però rimane un capolavoro d’ingegno e di ingegneria. Quando sei in pista vedi l’abitacolo, e tutto quello che hai intorno “scendere” con la velocità, con la vettura che va a sigillarsi sul suolo, grazie a un sistema meccanico a molle , che invenzione!
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