Fiat-Chrysler, in calo fatturato e utili, ma i conti in Europa migliorano

Sergio Marchionne con all e spalle i suoi gioielli: alcuni modelli del Chrysler Group
ROMA - «Non è stato un trimestre spettacolare. Ce lo aspettavamo, ma speravamo di fare un po’ meglio». Nell’ormai tradizionale conference call con gli analisti che segue i...

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ROMA - «Non è stato un trimestre spettacolare. Ce lo aspettavamo, ma speravamo di fare un po’ meglio». Nell’ormai tradizionale conference call con gli analisti che segue i risultati finanziari, Sergio Marchionne così sintetizza la trimestrale Fiat. I numeri sono più o meno in linea con quelli dello scorso anno, ma tutti al ribasso a causa di una frenata di Chrysler non compensata dalla riduzione delle perdite (-25%) in Europa, l’area geografica del Lingotto che resta più in difficoltà. La flessione non incide però sui target tutti confermati per l’esercizio 2013: i ricavi oscilleranno fra gli 88 e i 92 miliardi di euro, l’utile della gestione ordinaria fra i 4 e i 4,5 miliardi, l’utile netto fra 1,2 e 1,5 miliardi con un indebitamento netto industriale di circa 7 miliardi.


Nel trimestre le consegne di veicoli hanno superato
ancora una volta il milione, ma sono scese di duemila unità (da 1.019.000 a 1.017.000), mentre i ricavi netti sono diminuiti di 464 milioni (da 20,221 miliardi a 19,757) e l’utile della gestione ordinaria di 188 milioni (da 806 a 618). Di conseguenza l’utile netto si riduce di 231 milioni, passando dai 262 del trimestre 2012 ai 31 di quest’anno. Rispetto allo scorso dicembre l’indebitamento industriale è salito da 6,5 a 7,1 miliardi di euro, ma è aumentata anche la liquidità, da 20,8 miliardi a 21,3.

«L’ultima volta che ho controllato il conto i soldi c’erano»,
ha commentato Marchionne riferendosi alla risorse necessarie per acquisire la quota di Veba che resta l’obiettivo prioritario del gruppo torinese: «Fiat e Chrysler saranno una sola società, lo confermo - ha spiegato l’amministratore delegato delle due aziende - resto fiducioso, una soluzione verrà trovata, ma non posso dire che siamo vicini: dobbiamo trovare un incontro fra le aspettative e il valore reale della partecipazione». Il manager ha anche confermato che si lavora per preparare l’Ipo e la nuova società potrebbe essere quotata a New York che «è il mercato dei capitali più efficiente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero