MOSCA - La posizione di Sergio Marchionne è quella di chi «vuole spingere il paese e le parti sociali ad andare nella direzione giusta», ma le imprese italiane nelle...
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«Occorre mettere mano a riforme politico-istituzionali e a una riforma del titolo quinto della Costituzione per la semplificazione normativo burocratica nel paese. Se andiamo in questa direzione sono convinto che Marchionne assumerebbe una posizione diversa». È chiaro, ammette Squinzi, che in questo momento, in assenza di un cambio nelle relazioni industriali, ci sono molte difficoltà a continuare a programmare delle attività nel nostro paese, ma la sensazione è quella di un sistema manifatturiero che ha «voglia di reagire e venirne fuori, il paese vuole uscire dalla crisi e ce la metterà tutta».
Da Venezia il governatore Zaia appoggia l’ad del Lingotto: «Ha ragione Marchionne: l'Italia è diventata incompatibile con la libera impresa e l'unica secessione reale la stanno facendo le nostre aziende fuggendo e decentrando verso zone d'Europa dove la pressione fiscale è equa, gli adempimenti sono umani. Nel frattempo Roma cosa fa? Dorme...». Così il presidente del Veneto, Luca Zaia, commenta le dichiarazioni dell'ad di Fiat durante la recente riunione con gli analisti finanziari. Il manager del Lingotto aveva affermato che «le condizioni industriali in Italia restano impossibili». «Spesso - spiega Zaia - ricevo rappresentanti di multinazionali che vengono a presentarmi progetti chiavi in mano i quali prevedono investimenti e nuovi posti di lavoro per il Veneto. L'unica cosa che davvero li preoccupa è non rimanere invischiati nell' 'Ufficio complicazione affari semplicì, nei rinvii e nei paradossi burocratici, nell'intrico di regole e di leggi che si smentiscono l'un l'altra».
Anche a Torino il collega Cota critica l’esecutivo: «Dov'è la politica industriale del governo? Quanto dobbiamo aspettare prima di vedere qualche fatto? Non c’è più tempo. Fiat ha senz’altro un debito di riconoscenza col territorio - ricorda il Governatore del Piemonte - per questo motivo deve continuare a produrre a Mirafiori, e a maggior ragione a fronte dei dati positivi conseguiti grazie all’azione di Marchionne e agli investimenti all’estero. La verità è però che ogni giorno centinaia di aziende chiudono e vanno via, perché non ce la fanno, perché fare impresa da noi non è competitivo e spesso impossibile. Se ne parla poco perché queste aziende non sono famose e non fanno parte del teatrino mediatico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero