ROMA - «I nostri investimenti in Italia sono un atto di coraggio contro il declino, un gesto di fiducia verso il futuro». Parla da abruzzese Sergio Marchionne, di fronte al...
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Parole già pronunciate a luglio in occasione del via libera ad i nuovi investimenti in Val di Sangro: «Questa gente cade e si rialza da sola, non perde tempo a lamentarsi, ma fa, produce, ricostruisce. Non ho mai visto un abruzzese arrendersi o aspettare che arrivasse un salvatore a regalargli un domani migliore. Credo che questo sia l’atteggiamento di cui ha bisogno l’Italia di oggi». Gli stessi valori che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, riconosce al manager quando gli consegna la medaglia: «Ha esaltato l’essenza più pura e nobile dell’abruzzesità: creatività, determinazione, spirito di sacrificio e pragmatismo hanno accompagnato la sua filosofia manageriale».
Marchionne ha ribadito il profondo cambiamento di Fiat e dedicato il premio ai 300 mila dipendenti del Lingotto: «In molti non lo hanno ancora compreso, ma siamo un’azienda diversa. Ci considerano ancora la vecchia mamma Fiat, per certi versi un peso per il paese. Siamo invece un costruttore in grado di reagire e di non farsi sopraffare, un gruppo solido che produce profitti nonostante la difficile situazione in Europa».
Il manager, esternando grande soddisfazione per la nuova stabilità del governo, aggiorna i temi sul tappeto: nel 2014 la ripresa in Europa non sarà significativa, le trattative con Veba vanno avanti e l’Ipo potrebbe avere il risvolto positivo di determinare quanto i mercati valutino Chrysler, il piano di Cassino arriverà al momento opportuno. «La Fiom? Non c’è più molto da parlare, devono firmare il contratto. Se non lo fanno è un problema loro», ha concluso l’ad. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero