Problemi con le forniture Selmat: Fiat fermerà ancora le fabbriche

Il Lingotto di Torino, la storica fabbrica Fiat che ora è sede dell'azienda
ROMA - Nonostante la crisi del mercato dell’auto e il crollo della produzione industriale, nei prossimi giorni gli stabilimenti italiani ed europei di Fiat saranno di nuovo...

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ROMA - Nonostante la crisi del mercato dell’auto e il crollo della produzione industriale, nei prossimi giorni gli stabilimenti italiani ed europei di Fiat saranno di nuovo fermati per la mancata consegna di componenti. Torna ad infiammarsi l’ormai lunga polemica fra il Lingotto è il fornitore Selmat che già nelle scorse settimane aveva costretto l’azienda torinese a fermare le linee di alcuni impianti non solo nel nostro paese. Ieri Fiat ha annunciato che il problema si ripeterà nei prossimi giorni con stop della produzione sia nelle fabbriche di Fiat che di Industrial.


Oltre 5.000 vetture intasano i piazzali. «Abbiamo 5.500 veicoli fermi sui piazzali che non possono essere completati a causa della mancanza di componenti Selmat che continuano ad arrivare in misura insufficiente. La produzione dovrà essere interrotta per utilizzare le poche forniture provenienti da Selmat per completare i veicoli sui piazzali». La Procura di Torino a fine maggio ha formalmente aperto un’inchiesta sulla vicenda che per il momento non contempla ipotesi di reato. Fiat, in una denuncia di 400 pagine, ha chiesto di verificare la sussistenza di azioni estorsive. È stato anche ascoltato per tre ore dai magistrati l’ad di Selmat Enzo Maccherone.

Polemiche sui sabati di recupero a Pomigliano. Polemiche ritenute strumentali da Fiat anche su Pomigliano dove è stata siglata un’intesa il 23 maggio fra Rsa dello stabilimento e azienda con due sabati di recupero per far fronte ad un picco di produzione legato alle commesse ricevute da alcune aziende di autonoleggio. «A Pomigliano lavorano già 3.000 persone, abbiamo rispettato tutti gli impegni e investito oltre 800 milioni. Poco più di mille dipendenti restano in cassa integrazione».


Allarme aumento Iva. Nuove preoccupazioni, intanto, per il mercato dell’auto. Ieri nella sede dell’Aci è stato presentata la manifestazione “Missione Mobilità” che si svolgerà a Roma il 21 e 22 giugno per rilanciare la mobilità su quattro e due ruote. Bisogna fermare l’aumento dell’Iva per evitare il collasso del settore dell’auto», hanno spiegato gli organizzatori di Amoer. Se si passerà dal 21% al 22%, infatti, ci sarà un aumento sul costo medio di un’autovettura di circa 140 euro per le famiglie italiane e le vendite nel 2012 scenderebbero di un ulteriore 14% rispetto al già disastroso 2012, tornando a 1,2 milioni di immatricolazioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero