Eco Marathon, la mobilità del futuro. A Londra l'evento Shell che mette a confronto le vetture più ecologiche

Alcuni prototipi della Shell Eco Marathon di Londra
LONDRA - La rotta verso il futuro è una maratona, anzi è la Shell Eco Marathon, la competizione che dal 1985 esalta chi consuma meno e che per la sua 33ma edizione...

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LONDRA - La rotta verso il futuro è una maratona, anzi è la Shell Eco Marathon, la competizione che dal 1985 esalta chi consuma meno e che per la sua 33ma edizione ha scelto, per la seconda volta consecutiva, il Queen Elizabeth Olympic Park di Londra per mettere in gara le giovani realizzazioni di istituti superiori o università da tutto il mondo. Quest’anno sono stati 173 team provenienti da 28 diversi paesi a darsi battaglia sul circuito di 1.659 metri ricavato nei pressi dello stadio costruito per i giochi della XXX Olimpiade moderna e che ora ospita le partite casalinghe del West Ham.


Ed è proprio lo spirito competitivo e quello di squadra a essere il motore di questo evento che mette in gara team di studenti capaci di sviluppare, costruire e guidare l’auto più efficiente possibile. Paradossale che un’idea simile provengo da un benzinaio, ma forse ancora di più è che sia venuta negli USA, un paese che tradizionalmente si interessa poco al risparmio. Eppure fu proprio in un laboratorio della Shell di Wood River, nello stato dell’Illinois, che qualcuno pensò ad indire Shell Mileage Marathon, una gara per vedere chi fosse stato capace di percorrere la maggiore distanza possibile con la stessa quantità di carburante.

Per la cronaca, vinse un certo J.R. Greenshields al volante di una Studebaker modificata che fece 49,73 miglia con un gallone di benzina pari a 21,14 km con un litro. Lo stesso Greenshields 10 anni dopo triplicò, sempre su una Studebaker, il risultato con 149,95 miglia per gallone pari a 63,69 km/litro che anche oggi sarebbe un risultato di rilievo, se non fosse che quest’anno c’è stato chi, come la INSA di Tolosa, ha fatto 684,7 km con l’equivalente in etanolo di un litro di benzina nella categoria Urban Concept oppure chi, come il liceo Saint-Joseph la Joliverie, addirittura 2.504 km con l’equivalente in metano.

Parliamo di un istituto superiore che già in passato ha vinto – suo il record di 2.980 km con un litro di benzina “vero” stabilito nel 2013 – e ha avuto ancora una volta ragione di tante università, come del resto è riuscito all’Itis “Leonardo da Vinci” di Carpi che si è imposto nella categoria dei prototipi elettrici a batteria. E pensare che erano solo 5 i team italiani presenti contro 47 francesi, 15 tedeschi, 14 da Spagna e Olanda e 13 da Regno Unito e Turchia.

La Shell Eco Marathon non è la gara della vita, ma in queste sproporzioni forse si possono vedere, ancora una volta, i pregi e i difetti del nostro paese: poco attento alla ricerca, ma capace di exploit straordinari. Finora però nessuno è riuscito ancora ad eguagliare i 4.896,1 km percorsi nel 2010 dal prototipo ad idrogeno del team Polytech di Nantes sul circuito EuroSpeedway di Lausitz. La Shell Eco Marathon è stata anche disputata sul “Paul Ricard” a Le Castellet e a Nogaro, in Francia, per poi spostarsi prima in Germania e infine in Olanda, a Rotterdam, per la prima volta su un percorso cittadino, prima di approdare nel 2016 a Londra. Nel 1985, quando esisteva una sola categoria, i prototipi erano opere artigianali di ferro, legno e vetroresina; oggi sono gusci monoscocca in fibra di carbonio studiati in galleria del vento con parti realizzate, in qualche caso, con stampanti 3D.

Senza contare i progressi nel campo dell’elettronica, l’introduzione di diversi carburanti e l’irrompere dell’elettrificazione e le soluzioni inconsuete per alleggerire la carrozzeria come la seta resinata, sottile un solo mm, o la fibra di lino della XAM ibrida dei ragazzi del Politecnico di Torino, che quest’anno hanno vinto il Communication Awards come squadra che ha saputo comunicare meglio i valori del proprio progetto. Agli inizi i team erano al massimo composti da 5 membri, mentre oggi si arriva a 20 con componenti specializzati in più campi.

Il futuro? La guida autonoma potrebbe essere la prossima categoria ammessa tanto che l’Università di Oxford ha già presentato una proposta. In ogni caso, il capitale umano rimane il valore fondamentale della Eco Marathon se non altro perché questi giovani uomini portano una insostituibile scintilla: quella capace di unire il carburante della conoscenza e dell’inventiva con il comburente della speranza e della tenacia. Perché quella verso il futuro è una maratona.

 
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Il Messaggero