Dalle barche ai gommoni: svolta epocale in casa Rio. A Cannes e a Genova l’Inagua S, primo maxi-RIB di 10 metri

Il bozzetto dell’Inagua S di Rio Yacht
MILANO - Era l’inizio degli anni 60 quando Luigi Scarani e sua moglie Anna, di ritorno dalla luna di miele trascorsa sulle coste francesi, girando tra porti e baie...

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MILANO - Era l’inizio degli anni 60 quando Luigi Scarani e sua moglie Anna, di ritorno dalla luna di miele trascorsa sulle coste francesi, girando tra porti e baie popolate di barche, tornarono a casa con un progetto: fondare un cantiere nautico sulle sponde del Sebino (non troppo lontano da Sarnico, sede di Riva). Nasce così l’Avionautica Rio, che costruisce alianti e splendidi motoscafi in mogano motorizzati Chris Craft e Rolls-Royce, dai nomi suggestivi come Colorado, Paranà, Bonito, Espera…

Con il tempo (anni 70) la geniale intuizione: seguire la rotta intrapresa a Napoli da Fiart e costruire barche per tutti, non più in legno ma in vetroresina, economiche e facili da usare. Si passa dall’artigianato all’industria, crescono gli investimenti, l’occupazione, il mercato, i fatturati. Le attività di ricerca e sviluppo condotte in collaborazione con Piaggio portano i primi motori con propulsione jet, alternativi alle eliche, vengono aperte filiali in Spagna e in Francia e viene avviata anche la divisione “barche da lavoro”, per le forniture all’Arma dei carabinieri.

Nel tempo non mancheranno periodi di crisi, divisioni interne e ripartenze, ma la storia di Rio è una storia di successo: 61 anni in prima linea, 141 modelli prodotti, più di 100.000 barche vendute, una sede moderna ed efficiente a Chiuduno, in provincia di Bergamo, uno stabilimento specializzato nello studio e sviluppo dei prototipi in provincia di Parma e un’attivissima sede commerciale a Napoli, a presidio del mercato nautico del Sud.

Ce n’è abbastanza per sentirsi appagati, consapevoli di disporre di una gamma di successo, apprezzata in Italia e all’estero. Ma le cose non stanno così: in casa Rio è stato deciso di dare una svolta epocale alle proprie attività e di introdurre, accanto alla produzione di barche e yacht in vetroresina, anche una inedita linea di gommoni. Anzi, di maxi-RIB dai 10 ai 18 metri. Una rivoluzione.

Perché questa svolta? L’impressione è che in casa Rio abbiano voluto seguire lo stesso percorso fatto da Salpa, che qualche anno fa ha affiancato la produzione di battelli pneumatici a quella delle barche in vtr, riscontrando un immediato successo. Insomma, il mercato tira da quella parte, e forte è la possibilità di incrementare le vendite introducendo all’interno della gamma Rio un maxi-RIB capace di aggiungere praticità alle tradizionali caratteristiche di barche come il Daytona.

Come per tutte le creazioni Rio Yachts, il compito della progettazione è stato affidato a Marino Alfani, talentuoso designer già segnalatosi per il rinnovamento di tutta la gamma prodotta sull’asse Parma-Chiuduno. L’obiettivo dichiarato è creare oggetti diversi da quelli già presenti sul mercato, capaci di distinguersi con una propria personalità. Impegno non facile in un settore ricco di offerta, ma sicuramente in sintonia con il proposito di creare una gamma adeguata ai diportisti del Mediterraneo.

Il primo RIB messo in produzione è l’Inagua S, entry level che misura 10 metri, ma in futuro la gamma si completerà fino a 18 metri di lunghezza. Il varo della prima unità è previsto entro l’estate. La presentazione in anteprima mondiale avverrà al Salone di Cannes (6-11 settembre); subito dopo passerella “in casa” al Salone di Genova (22-27 settembre).

In base alle anticipazioni fornite dal cantiere i tre elementi principali che caratterizzano il nuovo battello sono il tubolare, la consolle di guida e il T-Top. Nel tubolare si sono concentrate molte ricerche di sviluppo prodotto: il dettaglio sta nella parte finale del tubo, il cono di poppa, non più a semisfera ma tronco, caratterizzato da un taglio netto. Da questo dettaglio nasce il decor cromatico caratteristico della gamma che riprende il colore turchese caratteristico del brand. Le linee sono pulite, tese, senza orpelli. Per gli spazi in coperta viene assicurato che saranno ampi, comodi e conviviali.

Il secondo aspetto è la consolle di guida, un elemento molto importante perché deve sottostare a requisiti ergonomici fondamentali che soddisfino standard di sicurezza molto alti. La forma della consolle è simile a quella di un diamante, con sfaccettature nette. In cantiere assicurano che è una componente “raffinata ed elegante”.

Ultimo dettaglio il T-Top: esteticamente leggero ma – viene assicurato - molto saldo e robusto, con supporti che entrano nella panca guida e si appoggiano alla coperta. La panca risulta così sospesa rispetto al piano di calpestio e permette di dare leggerezza e pulizia alla coperta.

Nella conferenza stampa di presentazione della svolta epocale, Piergiorgio Scarani ha tenuto a sottolineare che si tratta di prodotti totalmente Made in Italy. “Produrre in Italia – ha detto il titolare del cantiere - è una scelta industriale, che qualifica il prodotto e l’azienda: non è di certo una scelta economica, ma sicuramente un valore aggiunto”.

 

 

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Il Messaggero