Componenti auto, Forvia congela cedola tra rischi guerra e covid in Cina. Cessioni salgono a 1 mld, ricavi crescono a 5,3 mld

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MILANO - Forvia, il settimo produttore mondiale di componenti per l’ auto, nato dalla fusione tra Faurecia e Hella, ha deciso di sospendere il pagamento del dividendo nel...

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MILANO - Forvia, il settimo produttore mondiale di componenti per l’ auto, nato dalla fusione tra Faurecia e Hella, ha deciso di sospendere il pagamento del dividendo nel 2022, di aumentare da 500 milioni a 1 miliardo di euro il programma di dismissioni e ha rinegoziato i covenant sul debito bancario, rendendoli temporaneamente meno stringenti, «allo scopo - si legge in una nota - di aumentare la flessibilità finanziaria del gruppo per attraversare l’attuale contesto di incertezza». «Dall’annuncio dei nostri risultati 2021 lo scenario è cambiato significativamente con l’inizio della guerra in Ucraina e le restrizioni correlate al Covid in Cina. La nostra industria deve nuovamente adattarsi a un contesto sfidante che genera nuova incertezza, dopo due anni difficili a causa della pandemia e della carenza di semiconduttori, i cui effetti continuano a impattare l’industria dell’automotive», ha dichiarato il ceo Patrick Koller.

Gli annunci sono stati dati in occasione della pubblicazione dei conti del primo trimestre del gruppo di componentistica, un tempo controllato da Peugeot, che ha nella Exor della famiglia Agnelli il suo primo azionista singolo, con il 5% del capitale. I ricavi sono ammontati a 5,3 miliardi, in rialzo del 33% su base contabile, grazie al consolidamento dei primi due mesi di Hella, la cui acquisizione è stata chiusa a gennaio, e dell’1,1% su base organica. Tuttavia a marzo il fatturato è sceso del 6% su base organica, scontando il calo del 20% dell’Europa dovuto alla guerra in Ucraina, non compensato a sufficienza dalla crescita in tutte le altre regioni. Il gruppo ha offerto la sua prima guidance annuale dalla fusione con Hella: nel 2022 prevede di realizzare vendite tra 23 e 24 miliardi di euro e un margine operativo tra il 4% e il 5%.

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Il Messaggero