VALLELUNGA - Un’altra scossa per il mondo dell’auto. E questa volta, da quando le vetture elettriche sono uscite dal guscio mettendo una seria ipoteca sul futuro della...
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Da una parte avrà un ruolo decisivo nel percorso per migliorare l’atmosfera in città perché le auto a batterie non hanno il tubo di scarico, quindi non emettono né sostanze inquinanti né CO2. Dall’altra, abbatterà drasticamente l’inquinamento in assoluto poiché l’energia necessaria per spingere i nostri veicoli non sarà più generata dal petrolio e dal carbone (e forse nemmeno dal gas), ma da fonti il più possibile rinnovabili come il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico. Le vetture “zero emission”, si sa, sono una strada segnata e fra qualche decennio manderanno definitivamente in pensione il vecchio motore termico che per quasi un secolo e mezzo ha monopolizzato la scena. Almeno così dicono leader politici e i sindaci delle grandi città e su questa posizione stanno convergendo anche i grandi costruttori, ormai consapevoli che la svolta ecologica può diventare un business, ridando vigore ad un comparto fondamentale per l’occupazione e l’economia mondiale.
Silenziose e pulite, offrono un elevato piacere di guida e performance più che adeguate, oltre ad una manutenzione ridotta ed un costo di gestione più contenuto. La prima e la più diffusa auto elettrica del terzo millennio è la Nissan Leaf di fra poche settimane sarà lanciata la seconda generazione. Ma questo è solo l’inizio, i veicoli del domani hanno appena messo in moto il loro ovattato propulsore e nei prossimi anni i progressi saranno enormi tanto che per affermarsi non avranno bisogno di incentivi e di normative ad hoc. Nei centri ricerca procede infatti a pieno ritmo lo sviluppo dei nuovi pianali e delle nuove batterie “solide”, tecnologie sviluppare su misura per l’auto elettrica che già all’inizio del prossimo decennio faranno incrociare le “curve” dei veicoli zero emission e di quelli termici. Che significa?
Che quelli a batterie avranno più potenza, più coppia, più performance costando addirittura di meno. Per le auto “tradizionali” la battaglia è persa in partenza. Da noi, che siamo partiti in ritardo, i margini di crescita sono ancora più elevati. In Italia il parco circolante non è ancora arrivato alle 10 mila unità, in Germania è oltre 7 volte superiore, in Olanda 11, in Norvegia 13 (qui la quota di mercato sfiora i 30%), in Giappone 15. In Cina e negli Usa (ma quelli sono delle “region”, dei continenti) lo scorso anno già circolavano rispettivamente quasi 650 mila e oltre 560 mila veicoli elettrici. Nella Penisola le colonnine di ricarica sono poco più di mille, in Giappone oltre 21 mila (più di 7 mila di tipo “veloce”), negli Stati Uniti oltre 35 mila, nell’intera Unione Europea oltre 100 mila. Ora arriva la svolta. Enel entro il 2022 investirà fino a 300 milioni di euro per installare oltre 14 mila colonnine da Nord a Sud in collaborazione con le Regioni e i Comuni interessati, ma anche insieme a soggetti privati (il contributo di Enel potrà arrivare al 65% dell’investimento) come supermercati, centri commerciali, agriturismi, hotel.
L’azienda Italiana, che ha già installato circa 900 punti di ricarica nel Belpaese, nel 2018 ne allocherà altri 2.500 per arrivare a 7 mila nel 2020 e raddoppiare due anni più tardi. Le colonnine saranno fondamentalmente di tre tipi: la nuova Quick da 22 kW soprattutto nelle città, la Fast da 50 kW e la Ultra Fast da 150 per la ricarica super veloce nelle aree extraurbane. Quasi l’80% dei “distributori” sarà nelle zone cittadine (21% nelle aree metropolitane, 57% nelle altre città), il 21% fuori per garantire spostamenti a lungo raggio (fra queste ci sono anche le 180 del progetto Eva+ co-finanziato dalla Commissione Europea). «La realizzazione di questa avanzata infrastruttura di ricarica - ha spiegato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel - è un importante passo in avanti per lo sviluppo tecnologico del Paese. Siamo fortemente impegnati a darà all’Italia un contributo all’evoluzione di un sistema di mobilità sostenibile che porterà grandi benefici per l’ambiente, il sistema economico, le imprese e i cittadini. Le tecnologie legate alla e-mobility cambiano le abitudini delle persone migliorandone la vita quotidiana»
L’ad ha concluso con un invito: «L’auto elettrica non ha bisogno di incentivi economici, sono più importanti le facilitazioni all’utilizzo, cioè i parcheggi o l’ingresso nelle zone Ztl». Francesco Venturini, direttore globale della divisione e-Solutions di Enel, ha tranquillizzato gli automobilisti: «L’auto elettrica è ormai realtà, con questo piano infrastrutturale vogliamo eliminare la “range anxiety”, cioè l’ansia di restare a secco. Realizzeremo una rete capillare integralmente sviluppata da Enel in collaborazione con tutti coloro che credono come noi nel nostro paese e nelle nostre capacità di innovazione».
La multinazionale italiana è anche partner energetico globale della Formula E, il nuovo campionato Fia di monoposto elettriche che si disputa nel cuore delle principali metropoli del pianeta e che il prossimo anno farà un’attesissima tappa anche a Roma.
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Il Messaggero