Brividi da navigatore, a fianco di Sordo sulla Hyundai i20 WRC sugli sterrati di Sardegna

Mattia Eccheli con la Hyundai i20 WRC poco prima della prova
ALGHERO – Le montagne russe sono un'altra cosa. Sono “artificiali”. La Hyundai i20 coupé che lotta per il titolo mondiale, invece, è vera....

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ALGHERO – Le montagne russe sono un'altra cosa. Sono “artificiali”. La Hyundai i20 coupé che lotta per il titolo mondiale, invece, è vera. Così come è vero Dani Sordo, il 35enne pilota spagnolo attuale numero cinque della graduatoria individuale (e con due prove disputate in meno). È lui l'uomo che la scuderia coreana ha scelto per far sperimentare il brivido di occupare il posto del navigatore.


La macchina ha il telaio e la carrozzeria del 2017 e la meccanica del 2016, quindi nessuna specifica tecnica identica a quella del mondiale in corso. Nel quale si corre con una sessantina di cavalli in più, attorno ai 380. Ma di questo, sedendo accanto a Sordo, è impossibile rendersene conto. Hyundai ha scelto una manciata di chilometri dello stage Cala Fulmini del Rally Italia Sardegna per “regalare” l'esperienza di co-driving.

Indossati tuta e casco sono quasi pronto. Quasi. Perché prima di prendere posto in auto vengo assicurato anche all'Hans, un supporto per il collo. Poi mani esperti mi “fissano” come un marziano dentro l'auto. Quindi mi affido al pilota. Ma quelle che temo di più sono le mie reazioni (non per niente ho fatto una colazione leggera e il pranzo l'ho saltato proprio: non ho mai patito auto e mal di mare, ma non si sa mai). Anche se Sordo non ha preso parte alla prova isolana del Wrc (dopo l'ingaggio di Andreas Mikkelsen Hyundai Motorsport ha scelto di farlo alternare sulla terza macchina con Hayden Paddon), quella frazione la conosce talmente bene che potrebbe probabilmente percorrerla quasi ad occhi chiusi.

I suoi movimenti sono essenziali, rapidi, precisi. La vettura viene catapultata a non so quale velocità lungo gli sterrati della Sardegna. Le mulattiere sembrano ancora più strette. I muretti vicinissimi. Ma nemmeno per un istante ho la sensazione di essere fuori posto (e se Sordo pensa che io lo sia è tanto cortese da non dirmelo). Né, tantomeno, in pericolo. Sordo, del resto, non sta nemmeno tirando al massimo. E probabilmente mentre ha le mani sul volante potrebbe raccontare anche una barzelletta divertente. Secondo lui un buon pilota di rally deve essere bravo nelle ricognizioni e saperci fare con le note.


Note che io non ho, è ovvio. E che non saprei nemmeno interpretare. A me sembra di essere dentro un videogioco nel quale il protagonista è un genio nell'andare a tutta birra senza mai far sbattere l'auto contro un ostacolo come farei certamente io a queste andature. Lo “spettacolo” dura quattro minuti. Prima di partire non sapevo come avrei reagito: adesso lo rifarei. Grazie Dani Sordo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero