ROMA - «I microincentivi ecologici messi a disposizione per i privati» e terminati «in meno di 3 giorni», hanno recato «più danni che benefici». Così il presidente di...
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«Da un lato - precisa - hanno ingenerato nel consumatore aspettative esagerate, in virtù delle scarse risorse a disposizione, dall'altro non hanno modificato le proporzioni delle richieste di vetture a basso impatto ambientale. O in misura irrisoria». L'unico effetto, per Pavan Bernacchi, «è di aver buttato soldi pubblici - almeno quelli dei privati, perchè quelli delle aziende sono ancora lì». E questo perchè, «la chiave d'accesso all'incentivo, per le partite IVA, è rottamare una vettura con più di dieci anni; ma le aziende italiane, tranne in qualche raro caso, ammortizzano e sostituiscono questi beni molto prima».
Per Pavan Bernacchi quindi «sarebbe stato meglio» dare i fondi stanziati per gli ecoincentivi «agli esodati, ai terremotati o ad altri soggetti che ne avrebbero tratto un beneficio reale». Invece, «non abbiamo allargato il mercato, non abbiamo orientato gli acquisti verso vetture ecologiche e non abbiamo ricavato nessun insegnamento o dato statistico». «Il mondo dell'automotive, che sta perdendo il 35% del fatturato rispetto alla media degli ultimi 5 anni, ha bisogno di un piano organico a tutto tondo. Lo Stato - conclude Pavan Bernacchi - introiterebbe più denaro, svecchieremmo il circolante con benefici per la sicurezza e l'ambiente e sosterremmo il mondo del lavoro. Un piano serio, non provvedimenti sbagliati. Piuttosto delle briciole? Meglio niente». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero