ROMA - Il progresso crea incroci e incontri imprevedibili. Quando dunque Enel entrò in Formula E nel 2014, sembrava l’inizio di un normale rapporto commerciale,...
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«Le competizioni sono un laboratorio nel quale esplorare le soluzioni tecnologicamente più spinte, che si trasformeranno poi in un vantaggio per l’utente finale che usa l’auto elettrica ogni giorno – afferma Tiziano Valentinetti, responsabile della neonata unità – ma anche dove si creano modelli di business e casi d’uso altrimenti impensabili. Per questo è uno scenario di lavoro molto stimolante».
I caricatori messi a punto per la Formula E erogano corrente con una potenza di 80 kW, una potenza relativamente contenuta rispetto ai 350 kW delle colonnine ultrarapide stradali, ma comunque sufficiente per ricaricare la batteria delle monoposto in 40 minuti e dettata dall’esigenze di trasportabilità limitando le dimensioni a quelle di un frigorifero e il peso a circa 2 quintali, grazie anche a materiali e sistemi di raffreddamento innovativi che permettono di raffreddare, con lo stesso liquido, sia la colonnina sia la batteria da 52 kWh delle monoposto.
Per la MotoE la batteria è da 20 kWh e il caricatore da 50 kW, ma i margini di miglioramento sono paradossalmente migliori perché ci sono meno esperienza e meno vincoli tecnici e regolamentari. In entrambi i casi, si guarda già oltre.
«In questi anni ci siamo concentrati sulla sicurezza – afferma l’ingegnere italiano – ora dobbiamo puntare a prestazioni e spettacolo». Per le auto di terza generazione si parla già di rifornimento in gara, ma per farlo ci vogliono sistemi di ricarica più potenti e batterie capaci di accogliere più energia e in poco tempo. Tutto questo, secondo Valentinetti, non potrà avvenire più su percorsi urbani. «La Formula E ora si svolge su circuiti cittadini per portare un messaggio, ma in prospettiva vedo gli Smart Race Circuit (SRC), ovvero circuiti di gara dotati di una rete elettrica intelligente bidirezionale, capace di gestire sorgenti e carichi in funzione delle effettive esigenze».
L’SRC sarebbe il prototipo dell’ecosistema perfetto, dove le auto scambiano energia e informazioni e le reti energetiche funzionano come Internet. In futuro le monoposto potrebbero ricaricarsi semplicemente passando nella pitlane a induzione, un sistema che normativamente è più giovane, invasivo e costoso, ma anche meno efficiente.
Però è anche il più comodo e sicuro perché l’utente non deve toccare nulla ed è ideale per i mezzi a guida autonoma. Di sicuro, si sta già lavorando su sistemi di ricarica da 2-3 MW e su Chaoji, il nuovo standard per il connettore destinato a unificare e superare entro 5-6 anni gli attuali CCS, CHAdeMo e G/BT. Ma non ci sono solo le automobili nell’orizzonte di Enel X. «Stiamo lavorando anche al settore nautico e aereo – ci rivela alla fine Valentinetti – perché avremo mezzi volanti elettrici e anche per questo tipo di velivoli sarà necessaria un’infrastruttura di ricarica».
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Il Messaggero