Automotive, Scudieri (Anfia): «Italia deve tornare produttore significativo, aggregazioni per sconfiggere nanismo dimensionale»

Paolo Scudieri, presidente di Anfia
FIRENZE - «Mentre le produzioni di commerciali leggeri e truck tengono bene, e la produzione di autobus sembra sulla buona strada per avere nei prossimi anni una crescita...

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FIRENZE - «Mentre le produzioni di commerciali leggeri e truck tengono bene, e la produzione di autobus sembra sulla buona strada per avere nei prossimi anni una crescita significativa, il dato sulle auto deve far riflettere, perchè è di fondamentale importanza per l’Italia ritornare a essere un produttore significativo di autovetture». Lo ha detto Paolo Scudieri, presidente di Anfia, durante l’assemblea pubblica dell’Associazione nazionale industria automobilistica, in corso a Firenze, sottolineando che per il rilanciare il settore auto italiano, nei prossimi mesi e anni servono misure di politica industriale precise. In particolare, c’è «la necessità di agevolare le scelte di aggregazione nella filiera e le acquisizioni internazionali, per sconfiggere il noto effetto del nanismo dimensionale».

Inoltre, secondo l’associazione, occorre far crescere una catena del valore delle batterie in Italia a monte delle gigafactory: «Le gigafactory sono investimenti importanti, ma sono stabilimenti automatizzati dove sostanzialmente vengono assemblate celle il cui know how risiede soprattutto in Asia. Dobbiamo far crescere in Italia la capacità di raffinare i metalli, rafforzare le competenze sulla chimica delle celle, avviare la produzione di catodi per avere realmente un valore aggiunto nella catena rispetto al semplice, seppur importante, assemblaggio delle celle», ha detto Scudieri, sottolineando che «molte di queste attività potrebbero essere attivate attraendo investimenti dall’estero, ambito in cui l’Italia può e deve recuperare spazi nei confronti dei Paesi competitor». Infine, ha spiegato il presidente di Anfia, «bisogna lavorare sul sostegno alla ricerca e all’innovazione nei nuovi trend della mobilita».

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Il Messaggero