Auto, anche i costruttori jap aprono alle donne: alti incarichi non solo a Chika Kako

La Lexus CT200h di cui la Kako è ingegnere capo
TOKYO - Primi segnali di cambiamento della presenza femminile nelle posizioni dirigenziali dell'industria giapponese e, in particolare, in quella automobilistica. Mentre negli...

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TOKYO - Primi segnali di cambiamento della presenza femminile nelle posizioni dirigenziali dell'industria giapponese e, in particolare, in quella automobilistica. Mentre negli Stati Uniti una donna - Mary Barra - è a capo del colosso General Motors, nel Paese del Sol Levante fa notizia il successo che sta ottenendo Chika Kako, primo “chief engineer” di sesso femminile alla Toyota e nell'intero sistema dell'automotive giapponese.


Come riporta Automotive News, all'ingegner Kako, al momento dell'assunzione, vennero poste due domande precise (come mai non è sposata? Quando pensa di sposarsi?) che poco o nulla avevano a che fare con le sue doti professionali e la sua capacità di confrontarsi nel mondo dell'engineering automobilistico. Oggi la 47enne Chika Kako è l'apprezzata responsabile della riprogettazione e del riposizionamento a livello globale della Lexus CT 200 Hybrid.

È arrivata a questa posizione firmando importanti miglioramenti nell'ambito del brand premium del Gruppo Toyota, come lo sviluppo di materiali capaci di incrementare la percezione della qualità delle Lexus o, ancora, l'introduzione a partire dalla RX300 del comando con joystick per il navigatore e le altre funzioni gestibili attraverso il display di bordo. Automotive News ricorda che l'ingegner Kako ha introdotto nella 200 CT Hybrid ben 94 modifiche tecniche e costruttive, come quelle - molto apprezzate dai clienti - alle sospensioni per rendere più precisa la guida e più confortevoli le sospensioni o, ancora, l'introduzione di adesivi strutturali nella scocca per aumentarne la rigidità.

E la sua firma ha autorizzato anche i cambiamenti al design, come i nuovi scudi che hanno dato alla 200 CT Hybrid un look più importante e più 'piantatò a terra. «In realtà non sono un ingegnere specializzato nei motori o nelle trasmissioni - ha detto candidamente Chika Kako al giornalista di Automotive News che l'ha intervistata - ma come ingegnere capo sovraintendendo al “pacchetto” complessivo del veicolo. Ogni giorno imparo qualcosa in più e questo è davvero impegnativo».

Altra azienda in cui le donne stanno “crescendo” nella struttura di management è la Nissan: già nel 2009 Mie Minakuchi era stata nominata “chief product specialist”, posizione in cui aveva sviluppato il progetto Note. La sua posizione è stata poi occupata da un'altra donna, Sachiko Aoki, che ha firmato la seconda generazione della Note presentata nel 2012. Nissan guida la classifica degli executive di sesso femminile, con il 7% di quota rosa, valore che per volontà di Carlos Ghosn dovrebbe salire al 10% entro il 2017.

Proprio il CEO di Nissan aveva sottolineato in luglio l'anomalia della proporzione tra il peso delle donne nel mercato («Controllano il 65% del potere di acquisto globale e decidono il 60% dei contratti per le auto nuove» aveva detto Ghosn) e la loro presenza nelle stanze dei bottoni. Alla Toyota i manager in rosa sono oggi solo 101 su 9.458, poco più dell'1%. Il Gruppo vuole però far crescere questa quota a 320 dirigenti entro il 2020 e a 570 nel 2030.


Il colore rosa non piace ancora in Suzuki e Mazda, dove la percentuale dei dirigenti donna è pari a zero. Honda, come Mitsubishi e la stessa Toyota, vanta una presenza femminile nel consiglio di amministrazione, ma in tutti i casi di tratta di nomine esterne, senza esperienza specifica nel settore automotive.


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Il Messaggero