Volvo, quando l'etica incontra l'estetica. Auto e moda a braccetto nel segno della sostenibilità

La sfilata virtuale trasmessa al Volvo Studio di Milano con le cinture di sicurezza dismesse trasformate in eleganti accessori capaci di sottolineare il punto vita delle modelle
MILANO - L’etica incontra l’estetica. Questo il tema, attuale e stimolante, dell’evento che ha riconfermato come il Volvo Studio di Milano si stia imponendo come...

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MILANO - L’etica incontra l’estetica. Questo il tema, attuale e stimolante, dell’evento che ha riconfermato come il Volvo Studio di Milano si stia imponendo come uno dei punti d’incontro e di confronto, su temi non sempre e non solo strettamente automobilistici, più vivaci del capoluogo lombardo. L’appuntamento, vissuto in presenza da una sparuta pattuglia di giornalisti e in diretta streaming da una ben più vasta platea, ha evidenziato la sintonia possibile tra due mondi che sembrano lontani, ma che condividono un peso rilevante sull’economia globale: la moda e l’automobile.

Entrambe sono alle prese con le sfide epocali destinate a modificare radicalmente i rispettivi modelli di business nel segno della sostenibilità. Un’evoluzione alla quale l’incombente pandemia sembra aver impresso un’improvvisa e inattesa accelerazione, mettendola al centro anche delle scelte politiche finalizzate a rilanciare le economie duramente provate dal virus.

Una filosofia che per quanto riguarda la moda-abbigliamento trova pieno riscontro nell’attività di Gilberto Calzolari, stilista che ha messo a frutto la lunga esperienza maturata nel mondo del prêt-à-porter di lusso avviando quattro anni fa una start-up che proprio nella sostenibilità ha la sua stella polare: «Bisogna imparare a produrre meno e meglio, rispettando l’ambiente e privilegiando il ricorso al riciclo e la riduzione degli sprechi». 

Una scelta che ha già incassato incoraggianti riconoscimenti e che ha trovato espressione concreta in una sfilata virtuale – un filmato ben realizzato dal giovane regista Marco Proserpio – che ha visto le cinture di sicurezza dismesse trasformate in eleganti accessori capaci di sottolineare il punto vita delle modelle, piuttosto che gli abiti realizzati con materiali ricavati dagli airbag esplosi.

Sulla stessa falsariga Michele Crisci, presidente e ad di Volvo Italia, ha ricordato alcuni fatti concreti che hanno consentito al brand svedese di conquistare per tre anni consecutivi il titolo di azienda più etica del mondo: dalla decisione di rinunciare (a partire da quest’anno) ai rivestimenti in pelle e di limitare a 180 km/h la velocità massima di tutti i modelli («Una provocazione tesa a suscitare una discussione e a sensibilizzare le persone») all’iniziativa dei cestoni “mangia-plastiche” installati con buoni risultati in alcuni porti italiani. Per non parlare dell’obiettivo di rendere “full electric” la metà della produzione Volvo entro il 2025 per arrivare al 100% nel 2030.

Una strategia e un impegno che all’interno della location milanese ha avuto una testimonial silenziosa ed accattivante: la C40 Recharge, secondo modello 100% elettrico dal marchio dopo la XC40 di cui rappresenta la declinazione coupé, ma il primo progettato fin dall’inizio per funzionare esclusivamente a batterie. Lunga 4,43 metri, accreditata di 408 cv e di 420 km di autonomia nel ciclo Wltp, sarà ordinabile esclusivamente online. Anche questo è un sintomo di come a Goteborg si vede il futuro dell’auto.

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Il Messaggero