Industria auto: Anfia, 20° mese consecutivo di calo produzione. Preoccupano ripercussioni dell’attuale fermo fabbriche

Una fabbrica auto
TORINO - «A febbraio 2020, la produzione industriale italiana segna il dodicesimo mese consecutivo in ribasso, mentre per la filiera automotive i mesi caratterizzati da una...

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TORINO - «A febbraio 2020, la produzione industriale italiana segna il dodicesimo mese consecutivo in ribasso, mentre per la filiera automotive i mesi caratterizzati da una flessione produttiva continuativa arrivano a venti». Lo sottolinea Gianmarco Giorda, direttore dell’Anfia. «Per l’automotive - spiega - pur assistendo a una contrazione più contenuta, a febbraio, rispetto a quella del mese precedente, e pur presentando il bimestre di ingresso nel 2020 una chiusura a -1,5%, contro il -9,6% dell’intero 2019, la partenza dell’anno in corso ha confermato un trend discendente. È questo lo scenario in cui contestualizzare il fermo produttivo attuale, necessaria misura di contenimento per la diffusione della pandemia da Covid-19, che ha un impatto molto pesante sull’intera filiera.


 Il comparto non può sopportare ancora a lungo questo stato di cose e chiede quindi di poter riavviare le attività il prima possibile, in maniera graduale e ragionata e, soprattutto, garantendo il rispetto di tutte le misure di sicurezza necessarie a tutelare la forza lavoro e proseguire nella lotta al virus». Secondo l’Anfia «è fondamentale il sostegno delle misure economiche e fiscali già messe in campo e che arriveranno dal Governo per aiutare le imprese a superare questa fase, garantendo liquidità, facendo ripartire gli investimenti e tutelando l’occupazione di uno dei settori più innovativi e trainanti della nostra economia. Parallelamente - sottolinea - è fondamentale anche che la ripartenza sia congiunta e coordinata a livello dei maggiori mercati europei, avendo di fronte un comparto che si basa su catene di fornitura complesse e globalizzate. Per fare un esempio, il trade della componentistica Italia-Germania, nel 2019, vale 8,55 miliardi di euro, di cui 4,63 di esportazioni dall’Italia e 3,92 miliardi di importazioni». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero