Audi Italia a fianco di H-Farm, il più grande polo europeo dell'innovazione

Fabrizio Longo, direttore di Audi Italia e i ragazzi di We Generation
RONCADE - «Sostenere l'entusiasmo e capitalizzare l'esperienza», è l'obiettivo di Audi Italia, che, ha confermato il suo direttore Fabrizio Longo,...

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RONCADE - «Sostenere l'entusiasmo e capitalizzare l'esperienza», è l'obiettivo di Audi Italia, che, ha confermato il suo direttore Fabrizio Longo, sostiene le attività di H-Farm, il più grande polo europeo dell'innovazione. La “fattoria dei cervelli” è la visione di Riccardo Donadon, il 52enne manager che aveva fatto grandi profitti vendendo la sua start-up innovativa E-Tree agli inizi del Terzo Millennio. Il campus sorge a Roncade, a pochi chilometri dall'aeroporto internazionale di Venezia.


Entro l'autunno del prossimo anno è prevista la fine dei lavori di ampliamento (38 ettari) che porterà la superficie complessiva a 510.000 metri quadrati (ben oltre 100 campi da calcio, per capirci). La H-Farm, quotata in Borsa, occupa più di 630 persone e sarà in grado di ospitare non meno di 2.000 studenti: dall'asilo all'università. Dal 2005 la società è stata anche un incubatore di start-up: un centinaio quelle finanziate per un totale di 28 milioni di euro di investimenti.

Per Audi Italia un “terreno fertile” sul quale lavorare attraverso borse di studio ed il sostegno di altre iniziative. Tra queste c'è il percorso-laboratorio We Generation, che la filiale nazionale della casa dei Quattro Anelli supporta per la seconda volta. I primi cinque studenti hanno chiuso il progetto ed Audi è pronta ad offrire uno stage in azienda. Le selezioni per la seconda tornata sono state chiuse ad agosto (l'hanno superata 3 studentesse del corso di digital management della stessa H-Farm ed altre tre studenti dello Iulm e dei politecnici di Torino e Milano) e adesso sono aperte le iscrizioni alla terza.

Per Donadon i giovani hanno una grande responsabilità, quella di «preservare la bellezza e aprire nuove frontiere». Servono menti elastiche in grado di ispirare e guidare il cambiamento. Ma, suggerisce indirettamente Fabrizio Longo, ogni conversione deve essere pilotata sia in funzione delle esigenze dell'uomo («ci sono decisioni etiche non delegabili») sia della preparazione e della conoscenza. L'addio al diesel, ad esempio, non sta sortendo gli effetti immaginati da chi l'ha voluto.


Il direttore di Audi Italia ha citato i dati sulle emissioni delle CO2, quelle che penalizzano maggiormente le auto a benzina e che “premiano” la tecnologia europea a gasolio. Nel 2013 quelle medie per autoveicolo erano di 126,8 g/km ed erano scese fino a 117,8 tornando a risalire dopo la “svolta” tanto da raggiungere quota 120,5 lo scorso anno. Oltre alla responsabilità che il costruttore si è assunto, c'è anche un interesse commerciale nella vicinanza ai giovani: l'età media dei propri clienti in Italia è di un decimo inferiore a quella media dell'Europa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero