NAPOLI - Abbattere consumi ed emissioni e contribuire al raffreddamento del pianeta: è il credo dei produttori di automobili, che hanno fatto della CO2 un nemico giurato e dei...
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Il colosso americano (54 stabilimenti in 22 paesi del mondo, 72.000 dipendenti, due centri dedicati esclusivamente all’innovazione, ad Akron, nello Stato dell’Ohio, e a Colmar-Berg, in Lussemburgo) sta sperimentando l’innovazione biologica ma è già in grado di prevedere risultati clamorosi: secondo i calcoli dei tecnici Goodyear, infatti, l’olio di semi di soia può estendere potenzialmente la durata del battistrada del 10% e ridurre l’uso degli oli derivati dal petrolio impiegati dai fabbricanti di pneumatici di oltre 26 milioni di litri l’anno. Più in dettaglio, è stato scoperto che mescole fabbricate con l’olio di semi di soia si uniscono più facilmente alla silice utilizzata per la costruzione dei pneumatici; ciò può migliorare l’efficienza dell’impianto e ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas a effetto serra.
La presentazione ufficiale di questa gomma rivoluzionaria è in programma il 6 agosto presso il centro di ricerca della Ford, a Dearborn, nel Michigan. Ma i primi collaudi dei pneumatici sperimentali (costruiti nello stabilimento di Lawton, Oklahoma) avranno inizio soltanto nei prossimi mesi sulla pista Goodyear di San Angelo (Texas), mentre per la commercializzazione del prodotto finito si ipotizza il 2015. Intanto, l’amministratore delegato di Goodyear-Dunlop Tires Italia, Luca Crepaccioli, già si sbilancia in ottimistiche previsioni: «La nostra azienda è attivamente impegnata sul fronte ambientale e l’uso dell’olio di semi di soia è un modo per raggiungere obiettivi importanti. Gli automobilisti trarranno vantaggio dalla maggiore durata del battistrada, mentre Goodyear ne beneficerà in termini di maggiore efficienza e risparmio energetico».
Al programma di ricerca e sviluppo sull’olio di semi di soia contribuisce l’USB (United Soybean Board) con una sovvenzione di 500.000 dollari in due anni. Un sostegno concreto, che Goodyear ha meritato per la ricerca sull’olio di soia, ma anche per il costante impegno dimostrato nell’innovazione e nell’utilizzo di materie prime rinnovabili. Insieme con DuPont Industrial Biosciences, tra l’altro, Goodyear lavora allo sviluppo del Biolsprene, un prodotto rivoluzionario, a base biologica, ritenuto valida alternativa all’isoprene derivato dal petrolio. Il BioIsoprene può essere utilizzato per la produzione di gomma sintetica – un’alternativa alla gomma naturale – e di altri elastomeri, e il suo sviluppo contribuirà a ridurre ulteriormente la dipendenza dell’industria della gomma e del pneumatico dai prodotti derivati dal petrolio.
Tra gli impegni intrapresi da Goodyear per risparmiare combustibili fossili non rinnovabili c’è anche la tecnologia AMT (Air Maintenance Technology) che permette ai pneumatici di rimanere gonfi alla pressione ottimale, senza necessità di intervenire con l’elettronica o con una pompa esterna (all’interno del pneumatico sono presenti tutti i componenti del sistema). Tra i potenziali vantaggi di questo sistema, vi sono la riduzione dei consumi di carburante, la diminuzione delle emissioni, una maggiore durata del battistrada e il miglioramento della sicurezza e delle prestazioni del pneumatico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero