Alfa Romeo: da Nuvolari e Fangio a Patrese: quando corre un mito. Marchionne riporta alle corse di F1 il Biscione per la terza volta

Riccardo Patrese al volante della Alfa Romeo 890T2 nel 1984
TORINO - Regina indiscussa dei Grand Prix d’Anteguerra con la GP Tipo P2, che nel 1925 dominò il primo Campionato del Mondo, e poi legata al nome di Tazio Nuvolari...

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TORINO - Regina indiscussa dei Grand Prix d’Anteguerra con la GP Tipo P2, che nel 1925 dominò il primo Campionato del Mondo, e poi legata al nome di Tazio Nuvolari nella Millemiglia del 1930, Alfa Romeo riporta in Formula Uno, dopo oltre trent’anni, uno dei marchi che ne hanno fatto la storia, legato in modo indissolubile alla leggenda di campioni del calibro di Nino Farina e Juan Manuel Fangio, con cui vinse il primo campionato mondiale piloti rispettivamente nel 1950 e nel 1951.

 

Sinonimo di corse e prestigio tecnologico in tutto il mondo, Alfa Romeo ha preso parte al massimo campionato automobilistico come costruttore e, dal 1961 al 1979, come fornitore di motori per diversi team, tra cui McLaren, Brabham, Osella e Ligier. Dal 1979 al 1985 il Biscione torna come costruttore, ottenendo il miglior risultato nel 1983 con il sesto posto. Sempre nel 1985 progettò per la Ligier il primo motore V10 di Formula 1 moderno, presto seguito da propulsori analoghi fabbricati da Honda e Renault. L’ultima esperienza, come fornitore, si chiuse nel 1988. Quello annunciato oggi da Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca e presidente della Ferrari, per l’ Alfa Romeo è dunque il terzo ritorno in Formula 1.

In pista, col Biscione, non torna però soltanto la tradizione: l’obiettivo dell’accordo con la Sauber - spiega Fca in una nota - è infatti quello di fornire «un contributo significativo alla competizione sotto il profilo sportivo, tecnologico e di coinvolgimento dei tanti appassionati del marchio». Senza contare il riflesso dell’investimento in termini di trasferimento tecnologico e sicurezza stradale di cui potrà beneficiare il brand. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero