Dall’Alfa all’Abarth la tradizione italiana sotto i riflettori del salone di Padova

A destra la nuova Abarth 124 Spyder a fianco la Fiat 124 Abarth Rally Gruppo 4 degli anni 70.
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PADOVA - In Italia l’auto d’epoca riunisce oltre 200mila appassionati, sono attivi oltre 300 club e si svolgono ogni settimana decine di eventi – raduni, mostre, gare di regolarità e di velocità - dedicati alla passione per l’auto storica. Si svolgono (poco da noi, di più all’estero) anche aste milionarie, ma questo non è un mondo elitario: accoglie infatti Ferrari e Maserati, ma anche Balilla e Topolino, 500 e Bianchina. Fatta questa premessa, si capirà il successo dell’evento svoltosi a Padova.


Dove il made in Italy ha recitato un ruolo di primo piano, con la discesa in campo di FCA, da qualche tempo in prima linea sul fronte dell’heritage, al punto da aver creato una struttura autonoma affidata alle cure di Roberto Giolito. Il quale è il padre della 500 di nuova generazione, dunque l’interprete ideale della continuità. Uomo di raffinata cultura, Giolito sostiene tra l’altro che «l’automobile è assimilabile a un’opera d’arte, un’opera viva e complessa, e questa specificità ne fa un oggetto senza tempo». L’auto che a Padova ha simboleggiato al meglio la continuità storica è stata la 124 Spyder Abarth Rally, esposta da Abarth Classiche accanto alla sua progenitrice, la Fiat 124 Abarth Rally Gruppo 4 degli anni 70. La presenza dell’Alfa Romeo ha ruotato invece attorno al tema dell’eleganza senza tempo. Accanto alla nuova Giulia, quattro storiche 6 cilindri arrivate dal Museo di Arese: la 6C 1500 Sport del 1928, la 1750 Gran Turismo del 1929, la 1900 del 1933 e la 2500 Freccia d’Oro del 1947.

Massiccia la presenza di Ferrari, anche se il Cavallino non ha partecipato in veste ufficiale. Maserati Classiche ha invece esposto, accanto al Suv Levante, alcuni gioielli del suo glorioso passato, così come Lamborghini, che ha puntato sulla mitica Miura e sulla GT 300, prima auto voluta dal fondatore Ferruccio Lamborghini per sfidare il vicino di casa Enzo Ferrari.
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Il Messaggero