Accordo tra Confindustria Nautica e Unione Industriali di Napoli. L’impegno di Cecchi: «Più attenzione al Sud e alle realtà regionali»

I partecipanti all'incontro
NAPOLI - C’è voluto qualche anno, ma finalmente Confindustria Nautica dà una svolta alla sua politica di sostegno allo sviluppo del comparto, sganciandosi...

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NAPOLI - C’è voluto qualche anno, ma finalmente Confindustria Nautica dà una svolta alla sua politica di sostegno allo sviluppo del comparto, sganciandosi dalla storica visione genovacentrica e aprendosi alla collaborazione con altre realtà della penisola. Dopo la raffica di patrocini e collaborazioni accordati a varie realtà fieristiche sparse sul territorio, ora il passo più importante viene compiuto a Napoli, da tempo esclusa dalla sfera d’interesse dell’organizzazione confindustriale, ma ora pronta a riappropriarsi del suo ruolo di protagonista, non foss’altro che per il peso dell’industria nautica locale e per lo straordinario potenziale di un territorio che sembra nato per sviluppare portualità e turismo nautico.

La svolta porta due firme importanti: Saverio Cecchi, presidente di Confindustria Nautica, e Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione Industriali di Napoli. Nella sede napoletana dell’associazione è stato firmato l’accordo mirato a rafforzare le sinergie. Erano presenti anche il vice presidente di Confindustria Nautica, Andrea Razeto, la direttrice generale Marina Stella e il responsabile delle relazioni istituzionali Roberto Neglia.

L’accordo sottoscritto dalle parti prevede l’impegno a collaborare per la promozione nazionale delle aziende del settore, per una loro sempre maggiore internazionalizzazione, per l’organizzazione di collettive ai principali saloni nautici internazionali e l’esposizione delle aziende campane al Salone di Genova. Nei piani anche la realizzazione di specifiche attività formative, nonché di attività di ricerca e studio sul mercato della nautica, anche al fine di favorire l’adozione, da parte delle istituzioni, degli strumenti più idonei per lo sviluppo del comparto.

“Confindustria Nautica – ha tenuto a dire il presidente Cecchi - dal 1967 ha la rappresentanza istituzionale di tutta la filiera della nautica da diporto italiana, articolata in nove distinte assemblee, e oggi conta 649 imprese di tutto il territorio nazionale. Siamo costantemente impegnati nello sviluppo del settore, attraverso le sedi di Genova, Roma e la rappresentanza a Bruxelles, con progetti e servizi a supporto delle aziende associate, la rilevazione e l’elaborazione dei dati del comparto, la rappresentanza e le attività istituzionali, la promozione e la diffusione della nautica da diporto a livello nazionale e internazionale, valorizzando tutte le iniziative unitarie, sinergiche e di sistema a sostegno del Made in Italy. I risultati ottenuti sono il frutto di questo approccio unitario, oltre che del rapporto diretto con Palazzo Chigi, i ministri di riferimento, il Parlamento, le agenzie e gli organi dello Stato. In quest’ottica – ha sottolineato il numero uno dell’associazione confindustriale - l’associazione dedica una particolare, crescente attenzione alle realtà regionali, impegnandosi nella valorizzazione di iniziative che rappresentano un’opportunità per le potenzialità di sviluppo sui territori”.

Parole cariche d’orgoglio per ciò che è stato fatto finora, e di buoni propositi per ciò che ancora c’è da fare a sostegno di un comparto che in Campania lamenta non pochi problemi: nonostante la qualità di una cantieristica in crescita non stop, il buon andamento del mercato, l’impareggiabile bellezza dei luoghi e un’attività fieristica da record (quattro saloni all’anno in Campania, tre a Napoli e uno a Salerno), resta irrisolto il problema della mancanza di posti barca, con la conseguente proliferazione dell’abusivismo, delle denunce e dei sequestri. La mancanza di un vero, moderno e attrezzato porto per la nautica è un problema gravissimo, irrisolto da anni, che comporta danni d’immagine e, soprattutto, compromette lo sviluppo del (redditizio) turismo nautico, una risorsa potenzialmente straordinaria.

Di tutto ciò, in verità, si occupano da tempo i vertici di Afina, l’Associazione Filiera Italiana della Nautica, organizzazione indipendente da Confindustria Nautica, con sede a Napoli, che un giorno sì e l’altro pure lancia appelli ad amministratori locali e ministeri chiedendo insistentemente fatti, ma incassando solo promesse. Cambierà la scena con la “discesa in campo” dei pezzi da 90 di Confindustria Nautica e dell’Unione Industriali di Napoli?

I fatti ci diranno. Intanto Costanzo Jannotti Pecci si dice più che mai motivato a dare una svolta alle politiche dell’Unione Industriali, per troppo tempo concentrate su problemi legati all’economia del mare, ma lontani da quelli specifici della nautica da diporto. “La grande tradizione della nautica napoletana ha contribuito per decenni a consolidare una vocazione nazionale che fa dell’Italia una protagonista assoluta del settore su scala internazionale, e l’accordo di oggi – dice il numero uno degli imprenditori locali - consentirà a Confindustria Nautica e alla nostra Unione Industriali di ottimizzare attività e servizi sul nostro territorio, anche allo scopo di contribuire al consolidamento di una crescita dell’industria turistica già in forte espansione negli ultimi anni”.

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Il Messaggero