Il Venezuela piomba nel caos. La Guardia Nacional Bolivariana ha impedito ancora una volta l'ingresso al Parlamento al leader dell'opposizione Juan Guaidò e...
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Di fatto allo stato attuale il Paese sudamericano ha 2 presidenti dell'Assemblea, espressioni di due gruppi contrapposti. Dopo l'elezione dei due presidente dell'Assemblea di domenica - quella di Guaidò avvenuta nella redazione del giornale «El Nacional», quella di Parra in aula con i voti dell'opposizione che si è allontanata da lui e dei deputati "chiavisti" - oggi entrambi volevano presiedere la prima sessione ordinaria.
Una situazione assai delicata resa complicata dal fatto che le forze di sicurezza bolivariane avevano circondato il Parlamento, mentre Guaidò e gli altri deputati dell'opposizione partivano, a bordo di diversi autobus, dalla sede del loro partito Accion Democratica per recarsi al Palacio Legislativo. E quando si sono presentati, con Guaidò in testa, all'ingresso dell'edificio gli è stato bloccato il passo. Il leader dell'opposizione ha rivolto accuse a Maduro, definito «dittatore vigliacco», ed ha assicurato che «continuerà a lavorare per il Venezuela, nonostante la militarizzazione dell'Assemblea Nazionale». Scontri violenti si sono verificati proprio all'ingresso del Parlamento. Poi una volta entrato l'autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, Juan Guaidò, ha assunto le sue funzioni di presidente rieletto dell'Assemblea nazionale.
Poco dopo l'inizio della sessione, c'è stato un blackout di corrente elettrica nell'emiciclo, e la sessione si sta attualmente svolgendo al buio. I deputati discuteranno nella prima plenaria dell'anno, come unico punto, il sequestro da parte delle forze militari del Palazzo legislativo federale avvenuto domenica 5 gennaio, con il quale è stato impedito l'accesso al Parlamento ai deputati, incluso Guaidò.
Qualche istante prima dell'ingresso di Guaidò nell'aula, il deputato Luis Parra ha lasciato l'emiciclo con i deputati fedeli al chavismo, dopo aver iniziato una sessione plenaria che prevedeva almeno tre punti all'ordine del giorno.
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Il Messaggero