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Sono sopravvissuti alla Shoah, all'influenza spagnola e adesso anche al Covid. Accade a West Bloomfield in Michigan, negli Stati Uniti, dove qualche giorno fa circa 100 anziani - sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti - hanno ricevuto entusiasti la loro prima dose di vaccino. Fra loro anche l'89enne Anna Lindemann e suo fratello Alfred Zydower, di 91 anni. Che ha dichiarato sorridente di non temere di essere vaccinato al coronavirus: «Mi sento bene, nessun problema». Gli anziani, quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica locale, hanno detto di essere abituati alle difficoltà della vita: «Avevo otto fratelli e tre sorelle. Eravamo 11 bambini», ha rivelato Zoltan Rubin, unico sopravvissuto della sua famiglia all'Olocausto. L'unico insieme a suo fratello che - ha rivelato l'anziano - riuscì a fuggire con lui. I due, però, si divisero durante la fuga e si persero di vista. I 100 sopravvissuti hanno ricevuto le dosi del vaccino Moderna presso il Jewish Family Service.
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Ma la storia di Rubin comincia prima del 1941. Rubin nasce infatti nel 1918, anno in cui l'influenza spagnola diventa pandemica e causa oltre 30 milioni di morti. Un fatto storico da cui Rubin ha tratto più di un insegnamento: «Dovremmo renderci conto che siamo qui solo in tempo preso in prestito - ha dichiarato - Sono fortunato ad avere le mie figlie, altrimenti per me sarebbe difficile, molto difficile». Ma nonostante i suoi 102 anni di età, l'uomo non ha perso la voglia di andare avanti. Certo, il Covid è «una tragedia per il mondo intero - dice - e spero che questa vaccinazione lo fermerà», così Rubin. «Parte della nostra cultura si basa sul prendersi cura l'uno dell'altro - dice Missy Lewin, del Jewish Family Service - e noi vogliamo farlo», ha concluso.
Il Messaggero