Aveva 20 anni e sognava la fama. Sognava il riscatto dopo un'infanzia difficile senza genitori, con la speranza di imporsi sulla scena rap californiana insieme al suo gruppo...
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LA CHIAMATA
Così tramite il numero di emergenza 911 ha chiamato la polizia. Giunti sul posto gli agenti hanno circondato l'auto e hanno chiamato il giovane intimandogli di alzare le mani. Sulla base del rapporto presentato al distretto della polizia locale il ragazzo aveva poggiata sul grembo una pistola. Dai primi accertamenti si sarebbe trattato di un'arma perfettamente funzionante e risultata rubata in Oregon. Sempre secondo il racconto degli agenti, una volta svegliatosi il ragazzo invece di eseguire gli ordini impartitigli avrebbe di scatto portato la mano verso l'arma. A quel punto, sentitisi in pericolo tutti e sei, i poliziotti avrebbero cominciato sparare, mandando in frantumi i vetri della Mercedes. Willie è morto sul colpo. «È assurdo - urla di rabbia Marc McCoy, il fratello cinquantenne del rapper - non può accadere una cosa del genere. Nessun tentativo di risolvere la situazione in maniera pacifica. È solo un assassinio a sfondo razziale, come tanti altri accaduti qui. La polizia è addestrata per sparare ai neri». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero