Atleti Usa e artisti regalano le proprie medaglie ai bambini malati: «È per dare loro più forza»

Atleti Usa e artisti regalano le proprie medaglie ai bambini malati: «È per dare loro più forza»
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New York – A otto anni, Mary passa molta parte del suo tempo in ospedale. E in quelle lunghe, penose ore, qualche volta le arriva una pacchetto che la fa sorridere, che la fa sentire amata. In quel pacchettino c’è una medaglia, accompagnata da un messaggio di incoraggiamento e affetto. A spedirgliela può essere stato un campione di sci, una ballerina, un olimpionico, un giocatore di baseball, uno studente che ha vinto una gara di spelling, un artista, chiunque, importante o no, che  abbia vinto una medaglia e sia entrato nel circolo di solidarietà “We finish together”, “Finiamo insieme”.


“We finish together”, è un’associazione per il conforto di malati, anziani, bambini, persone in difficoltà. E’ stata creata da Kim Stemple, una ex maratoneta. Dopo aver corso ed essersi allenata tanti anni, Kim era finita in ospedale, colpita da diverse malattie serie, incluso il lupus erimatosus. Scoraggiata, triste, provò un momento di gioia quando le arrivò in ospedale una medaglia che una sua amica e compagna di allenamento le aveva mandato: «Questa l’abbiamo vinta insieme», le scriveva l’amica. Kim appese la medaglia al trespolo a cui era attaccata la fleboclisi, per poterla guardare e trarne coraggio.

Ma poco dopo successe che varie altre pazienti, passandole vicino e vedendo la medaglia, e sentendone la storia, si sfogavano: «Piacerebbe anche a me, se qualcuno mi pensasse così»,  «Vorrei anche io avere una medaglia», «Che bel pensiero!

Uscita di ospedale, Kim Stemple si è buttata a capofitto a organizzare proprio quello che le sue compagne di corsia immaginavano: una catena di solidarietà che le facesse sentire confortate. Niente di complesso o costoso, ma un semplice segnale di incoraggiamento.

Oggi “We finish together”   (QUESTA è la loro pagina FaceBook, QUESTO è il loro sito) raccoglie medaglie da ogni angolo d'America e da campi diversissimi, dai premi sportivi a quelli della miglior cucina, ai premi scolastici, insomma medaglie di ogni genere. Tutte vengono regalate con il nastro originale. Alcune sono richieste specificatamente dalla persona che ha bisogno di essere sostenuta e incoraggiata, altre sono consegnate da individui che vorrebbero farle arrivare a una precisa persona, ma in massima parte sono anonime. Il donatore scrive un messaggio di sostegno su un cartoncino di accompagnamento, e magari firma il nastro della medaglia,  e  “We Finish Together” la consegna al bambino, l’anziano, il malato.

«Ho aperto il pacchettino che conteneva la mia nuova medaglia, con un messaggio pieno di affettuosità e conforto -  racconta Joan Musarra, che soffre di fibrosi polmonare -.  Ero lì seduta sconsolata, con la cannula dell’ossigeno, e di colpo  ho sentito questa ondata di tenerezza. E’ una grande consolazione sentire che non sei sola, che qualcuno ti pensa con affetto».

L’idea è di «condividere la propria forza» spiegano i responsabili dell’associazione. Con il tempo, si sono create le “fleet”, le “squadre”, in diverse città, che partecipano di persona a varie gare proprio in nome dell’associazione, e poi regalano le proprie medaglie,  per poter dire «noi vogliamo che nessuno si senta solo nell’attraversare i momenti difficili della vita».


 

 

 

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Il Messaggero