L'Ungheria contro il calo demografico: dal 1° febbraio procreazione assistita gratuita in cliniche di Stato

L'Ungheria contro il calo demografico: dal 1° febbraio procreazione assistita gratuita in cliniche di Stato
Per frenare il calo demografico da cinque anni ci sono mutui agevolati e sussidi per le famiglie numerose fino all’esenzione a vita dal pagamento delle tasse sul reddito per...

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Per frenare il calo demografico da cinque anni ci sono mutui agevolati e sussidi per le famiglie numerose fino all’esenzione a vita dal pagamento delle tasse sul reddito per quelle con almeno quattro figli, una misura eccezionale che ora il ministero delle Finanze vuole abbassare la soglia a tre. Ma l'Ungheria di Orban, che oggi non arriva a dieci milioni di abitanti, è andato oltre. Per contrastare il calo delle nascite il governo ungherese ha infatti deciso di offrire gratuitamente i trattamenti di fecondazione assistita a partire dal primo febbraio. Lo ha annunciato lo stesso premier Viktor Orban, che in una conferenza stampa ha rimarcato che quello della fertilità «è un settore di importanza strategica nazionale».


Così lo scorso dicembre il governo ha portato sotto il controllo statale sei cliniche per la fertilità, dove verosimilmente verranno eseguiti gli interventi. «Portare le cliniche per la fertilità sotto il controllo dello Stato - ha spiegato Orban - servirà a rendere l'intero processo completamente trasparente. I trattamenti per la fertilità non saranno più erogati su base commerciale». E a dire vere il costo per la procreazione assistita sono a volte davvero proibitivi. L'intenzione in linea con la linea sovranista e nazionalista del Paese europeo,  secondo i medici ungheresi,  però si sconterà sulle attrezzature e sulla effettiva disponibilità di embriologi, endocrinologi ed ematologi per aumentare il numero di bambini. E Orban ha già fissato il traguardo 4.000 bambini entro il 2022.

In Ungheria la natalità si è dimezzata negli ultimi 50 anni, ed è agli ultimi posti in Europa, anche se i Paesi mediterranei come Grecia e Italia hanno un tasso ancora più basso.Non solo: tra il  2008 e il 2018 se n’andato un milione di persone, forza lavoro diretta in maggioranza verso l’Europa occidentale.

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Il Messaggero