Ucraina, il G7 alla Russia: «Ritiri le truppe». La minaccia della Nato: «Se attacca saremo alle porte»

A Monaco l’appello per una soluzione diplomatica. In settimana la carta Draghi

Ucraina, il G7 alla Russia: «Ritiri le truppe». La minaccia della Nato
L’appello più forte e diretto è quello dei ministri degli esteri del G7, alla fine della Conferenza di Monaco: «Mosca ritiri in modo sostanziale le forze...

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L’appello più forte e diretto è quello dei ministri degli esteri del G7, alla fine della Conferenza di Monaco: «Mosca ritiri in modo sostanziale le forze militari dai confini dell’Ucraina e rispetti pienamente gli impegni internazionali». Mentre sul fronte riecheggiano le bombe e si registrano i primi morti, da Monaco partono ancora messaggi diplomatici: «Non è ancora troppo tardi per la Russia per cambiare corso», dice il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg che però non rinuncia a sottolineare la gravità della situazione ai confini dell’Ucraina. «Sono giorni pericolosi per l’Europa. Non sappiamo cosa succederà, ma il rischio è concreto», ha detto riguardo alla possibilità che la pressione di militari russi a ridosso della frontiera si traduca in un’invasione e in una guerra. 

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Di fronte alle pretese della Russia, comunque, la Nato non sembra pronta ad arretrare: «Se Mosca vuole avere meno Nato ai suoi confini, alla fine ne avrà di più». In effetti la minaccia di un’aggressione sta spingendo il governo ucraino a chiedere con più forza l’ingresso del paese nel Patto atlantico. Il presidente Zelenski ha fatto una visita lampo alla conferenza ieri: «Ho fatto colazione a Kiev, e stasera vi ritornerò per cena», per mettere a tacere chi lo accusava di lasciare il paese in un momento così critico. 

APPLAUSI PER IL PRESIDENTE
A Monaco Zelenski è stato accolto dalla platea tutta in piedi, in segno di solidarietà e di supporto. Il leader ucraino ha detto però che non era lì in cerca di donazioni: «Ci difenderemo da soli anche senza l’aiuto di partner. Saremo infatti lo scudo per la difesa dell’Europa contro l’aggressore russo. Ma la domanda è: chi sarà il prossimo?». Zelenski ha chiesto un calendario certo per l’adesione del suo paese alla Nato, e ha invocato sanzioni preventive contro la Russia: «Qual è il senso di applicarle dopo i bombardamenti e dopo l’invasione? Ricordatevi quali sono state le conseguenze della politica dell’appeasement nei confronti della Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica. La vostra pazienza ha partorito l’invasione della Crimea».

Zelenski ha anche ripetuto il suo desiderio di incontrare Putin. L’ambasciatore ucraino a Roma Melnyk ha specificato che la richiesta è stata posta dal suo presidente a Mario Draghi nel corso di una telefonata con la quale Zelenski ha chiesto al nostro premier di svolgere un ruolo di mediatore a riguardo. Putin non ha mai risposto finora agli appelli del presidente ucraino, ma l’incontro con Draghi potrebbe essere l’occasione di discutere seriamente della proposta. La padrona di casa della conferenza di Monaco, la ministra degli Esteri tedesca Baerbock, ha bacchettato ieri il presidente degli Usa Biden, il quale in chiusura di una conferenza stampa a Washington venerdì sera si era detto sicuro che Putin avesse già deciso di lanciare l’invasione: «In situazione di crisi, la cosa peggiore è presumere o cercare di indovinare». 

L’altra staffilata della funzionaria tedesca è stata per Putin: «Non commetta questo errore fatale. Ritiri le truppe e dialoghiamo». La conferenza, così come il G7 che l’ha accompagnata, stanno mostrando una solida unità tra i partner europei interessati a soffocare i venti di guerra che alitano sull’Ucraina. Una insolita convergenza sulle posizioni del G7 è inoltre giunta dalla Cina, paese amico della Russia, ma poco disposto a farsi coinvolgere nella follia bellica che fa capolino dietro la crisi in Ucraina. Il ministro degli Esteri Wang Yi ha indicato l’aderenza al patto di Minsk, che prevede tra l’altro il rispetto dei confini tra la Russia e l’Ucraina, come la sola «via d’uscita» dall’attuale stallo. 
 

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Il Messaggero