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La Danimarca ha deciso di abolire una festività religiosa a partire dal 2024 per aumentare le spese militari. Il governo ha proposto questa misura, approvata dal Parlamento, anche alla luce delle preoccupazioni suscitate dall'invasione dell'Ucraina da parte della Russia che hanno alimentato i timori di tutti i paesi scandinavi. Bededag, giorno della preghiera: questa festività scompare a partire dal 2024. Tradizionalmente, a partire dal XVII secolo, in Danimarca il Bededag viene celebrato il quarto venerdì dopo Pasqua, si mangia un tipo di pane particolare e tutti i negozi e le attività lavorative sono chiusi.
Gli obiettivi della Nato
Secondo il governo - in Danimarca la maggioranza è formata da una coalizione che comprende il partito Socialdemocratico, i Liberali (centrodestra) e i Moderati (destra) - questo provvedimento consentirà di recuperare oltre 400 milioni di euro da usare per allineare la spesa militare all'obiettivo Nato del 2 per cento del Pil. Doveva essere raggiunto nel 2033, con queste entrate si prevede di anticiparlo al 2030. Il provvedimento è stato approvato in Parlamento con 95 voti a favore (i parlamentari sono 179).
Lo scontro interno
Nei giorni precedenti c'era stata una manifestazione contro l'abolizione del giorno della preghiera a cui avevano partecipato 50mila persone. Contrari i leader religiosi e i sindacati. A guidare il governo in Danimarca è una donna socialdemocratica, Mette Frederiksen, che ha spiegato: «Siamo di fronte a enormi spese per la nostra difesa e la nostra sicurezza, ma anche per l'assistenza sanitaria e la transizione ecologica. Non penso sia un problema lavorare un giorno in più».
Le critiche
Secondo il quotidiano danese Berlingske alcuni «economisti hanno, tuttavia, messo in dubbio quanto contribuirà la proposta a lungo termine»; il ministero delle Finanze respinge le critiche, anche se «non ci sono dati su cosa significhi effettivamente l'abolizione di un giorno festivo. Il governo è stato accusato di affrettare la proposta nella speranza che gli elettori se ne siano dimenticati prima delle prossime elezioni».
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